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Immagine del redattoreElena Barocelli

Zona d'ombra




Copertina

Editore: Piemme

Anno di pubblicazione: 2015

Mia Edizione: I edizione 2016

Genere: saggio, biografia, romanzo

Pagine: 285

Formato: copertina rigida con sovraccoperta

Valutazione: 5/5



Indice


Trama

Mike Iron Webster è stato uno dei più grandi giocatori di football di sempre, una leggenda da Hall of Fame. E ora, a soli 50 anni, si trova sul tavolo delle autopsie del giovane patologo forense Bennet Omalu, un medico coraggioso e fuori dagli schemi, che parla coi pazienti delle sue autopsie perchè lo aiutino a scoprire la verità. Bennet vuole capire cosa ha portato così rapidamente un campione di quel calibro alla demenza, e poi alla morte. Ancora non sa che ciò che scoprirà cambierà la sua vita, e quella di uno sport. La malattia mentale di Webster non è frutto del caso, ma è stata causata dai ripetuti colpi alla testa presi in gioco, equivalenti a 25.000 incidenti d'auto. La malattia si chiama Encefalopatia traumatica cronica e presto altri giocatori presentano gli stessi sintomi. Ma per la NFL, la National Football League, una delle corporazioni più potenti d'America, la salute dei giocatori è molto meno importante della verità. Per il sistema, Omalu diventa un nemico, e se non vuole finire schiacciato, può fare solo una cosa. Sfidare Golia.


Chi è Jeanne Marie Laskas?

Nata nel 1958, è scrittrice e docente di scrittura creativa. Ha collaborato con "Esquire" e per quindici anni con il "Washington Post Magazine" e il "New York Times Magazine". Attualmente (2016, n.d.a) è corrispondente di "GQ". E' autrice di sette libri, molti dei quali premiati, tra cui "Zona d'Ombra"







Recensione

La storia

"Zona d'ombra" è un testo ricco di particolarità e non facile da inquadrare. Un po' saggio, un po' biografia e un po' romanzo, questo libro cerca di portare alla luce una storia vera e a lungo dimenticata: quella della scoperta della CTE, una gravissima patologia che colpisce i giocatori di football americano, da parte del dottor Bennet Omalu.


Il racconto comincia in medias res, e può essere idelamente suddiviso in due parti.

Nella prima, sfruttando l'espediente dei flashback, l'autrice ci guida nella lontana Nigeria, per fare la conoscenza della famiglia Omalu. Seguirà poi le orme del giovane Bennet che, fresco di laurea in medicina, si trasferirà negli Stati Uniti, iniziando così la sua carriera di patologo. Terminerà poi con "l'incontro" che cambierà per sempre la vita del protagonista.


La seconda parte è dedicata, invece, agli sforzi e alle difficoltà incontrate da Bennet e dai suoi collaboratori affinchè la sua scoperta fosse effettivamente riconosciuta dalla NFL (National Football League). Il risultato è una storia di grande umiltà, forza d'animo, resilienza e umanità. E' la rappresentazione in chiave moderna dello scontro epico tra Davide e Golia*, con al centro i giocatori colpiti da questa malattia e le loro famiglie, costrette a vedere i propri cari spegnersi a poco a poco.


"Zona d'ombra", però, è anche un mezzo attraverso cui l'autrice mostra ai suoi lettori le contraddizioni della cultura di un intero Paese. Infatti, il football negli Stati Uniti è una vera e propria istituzione, lo sport più popolare dagli anni '70** a oggi. Nonchè un'industria da miliardi di dollari.

L'essenza stessa di questo sport, il motivo per cui la gente lo ama, è la sua natura gladiatoria. Quelli in campo sono uomini veri, che si sacrificano mettendo in gioco il proprio corpo. Ecco cosa piace al pubblico.

Ed è proprio questo il tema centrale dell'opera. L'autrice invita infatti a riflettere sull'effettivo valore della vita umana e sul diritto di chi la mette letterlamente in gioco di essere informato sui relativi rischi. Dando voce a Bennet, Jeanne Marie Laskas vuole ridare dignità a quegli atleti che, nel nome di una passione, hanno subito un danno irreparabile. E che merita di essere riconosciuto e trattato come tale.


I personaggi

Il protangonista di "Zona d'ombra" è sicuramente Bennet Omalu. La narrazione ruota quasi esclusivamente intorno a lui, perciò la sua psicologia e il suo carattere sono tratteggiati in modo molto preciso. Il dottore è un uomo semplice, guidato nelle sue azioni da una fede profonda che lo spinge a mettere al primo posto il bene altrui piuttosto che il proprio. Preferisce spesso restare in disparte invece che al centro della scena. Conferma di questo è il fatto che non ha avuto alcun ruolo nella stesura del libro. Tutto ciò che qui è riportato è frutto della mente e delle ricerche dell'autrice.

Il mio obiettivo era seguire, dal punto di vista di Bennet, gli eventi che hanno portato alla scoperta della CTE, e le loro conseguenze. Mi ha autorizzata lui a mettere per iscritto la sua odissea e abbiamo collaborato con tutta la sincerità di due persone che hanno trovato un'intesa. […] Per me era fondamentale conservare il pieno controllo sulla realizzazione del libro. Bennet non avrebbe avuto voce in capitolo.

Una simile scelta avrebbe potuto determinare un'eccessiva spersonalizzazione del racconto. Fortunatamente, questo pericolo è stato scongiurato dall'inserimento nel libro di numerose riflessioni scritte di proprio pugno dallo stesso Omalu e consegnate a Jeanne Marie Laskas.


Per quanto riguarda gli altri personaggi, questi sono a contrario molto meno caratterizzati. L'autrice si limita a fornire solo i dettagli strettamente essenziali ai fini della narrazione, e null'altro. Ma ancora una volta ciò non inficia minimamente la qualità del racconto. Anzi, appare assolutamente coerente con lo scopo della Laskas, che appunto si proponeva di raccontare questa storia dal punto di vista del solo Omalu. E' naturale, quindi, un'attenzione maggiore nei suoi confronti e minore rispetto agli altri.


Stile di scrittura

L'originalità di questo racconto deriva, oltre che dalla storia in sè, anche dallo stile di scrittura adottato dall'autrice. Grazie al linguaggio fresco e moderno e al registro linguistico adatto a tutti, "Zona d'ombra" è stato capace di farmi provare un mix estremo di rabbia, tristezza, sgomento, incredulità e disgusto.


Jeanne Marie Laskas è assolutamente calata nella vicenda. L'autrice vuole che il suo libro non sia un testo per pochi eletti, ma una lettura adatta a un pubblico più vasto possibile. Un chiaro esempio in questo senso è il fatto che i passaggi di carattere più prettamente "scientifico" sono scritti in modo chiaro e facile da capire anche per chi non è del mestiere. Nulla sfugge, infatti, allo sguardo attento della Laskas, che dà così vita ad una storia delicata e terribile, capace di far commuovere anche i lettori più coriacei.


L'abilità dell'autrice si mostra poi nella sua capacità di rendere interessante un tema che non ci tocca direttamente da vicino. Se ci pensate bene, in Italia molto difficilmente si sente parlare di football. E sopratutto mai termini così negativi. Ma "Zona d'ombra" supera abilmente questo gap culturale, imponendosi come uno dei più validi testi sull'argomento. Cosa, questa, confermata anche dal lungometraggio che ne è stato tratto, e che vede il ruolo del dottor Bennet interpretato dal magistrale Will Smith.


Riguardo a questo, se siete interessati vi consiglio di procurarvi prima il libro e poi di vedere il film. Io ho fatto il contrario, e devo ammettere che mi sono un pochino rovinata la sorpresa. Per carità, il libro è godibilissimo lo stesso. Ma mi avrebbe fatto sicuramente molto più effetto se non avessi già conosciuto la storia.


Fonti

*Semi cit. "The Boston Globe" (retro della sovraccoperta)



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