Editore: Mondadori
Data di pubblicazione: I gennaio 2023
Mia Edizione: I edizione
Genere: narrativa contemporanea
Pagine: 111
Formato: Cartonato con sovraccoperta
Valutazione: 5/5
Indice
Trama
Forse le storie non andrebbero mai raccontate, si trova a pensare Sara, psicoterapeuta trentenne, seduta nello studio di un giovane avvocato. Raccontarle significa farle esistere, e una volta che esistono le storie esigono: un seguito, una conseguenza, una redenzione. Eppure Sara è qui, coi capelli raccolti e la gonna elegante, proprio per raccontare all’avvocato una storia, quella della sua paziente Nadia.
Nadia aveva quattordici anni quando la sua storia si è inceppata. Nascondeva le forme sotto felpe da basket, era brava a scuola e cantava nel coro della chiesa. Un giorno un quarantenne sposato, amico del padre, ha cominciato a corteggiarla. È stato un avvicinamento lento, fatto di movimenti minuscoli, sguardi. Lei all’inizio non ha percepito il pericolo, era curiosa, provocare turbamento in un uomo l’ha fatta sentire bella, vista. “Vorrei poter dire che mi ha colta di sorpresa, mi ha sopraffatta con la forza, mi ha picchiata” scrive. Invece sulla sua macchina la prima volta ci è salita da sola. Quando ha capito, era troppo tardi. Ci sono voluti mesi, poi, prima che trovasse la forza di sottrarsi. E ci è voluto molto più tempo prima che fosse davvero pronta per denunciare. Ecco perché la sua psicoterapeuta oggi è qui, in uno studio prestigioso nel centro di Milano: vuole un parere legale. È troppo tardi per cercare giustizia? Forse, pensa mentre il colloquio con l’avvocato fa affiorare un’altra verità, raccontare questa storia è già una forma di riparazione. La gioia avvenire è un esordio fulminante – duro, scomposto, a tratti impudico – che tiene insieme la densità e il suono della scrittura poetica e la finezza analitica della prosa. È una riflessione coraggiosa sul consenso, sulla fallibilità della giustizia umana e sulla persistenza delle ferite, ma, come ha scritto la giuria del Premio Calvino, è soprattutto “un romanzo di grande intensità emotiva, reso particolarmente efficace dalla lingua scabra e spigolosa con cui è costruito”.
Chi è Stella Poli?
Stella Poli è nata a Piacenza nel 1990. È assegnista di ricerca in linguistica italiana presso l’Università di Pavia e insegna poesia contemporanea nel master editoriale MasterBook. È nella redazione di “Trasparenze” e “La Balena Bianca”. Suoi racconti sono usciti su numerose riviste, fra cui “inutile”, “‘tina”, “l’inquieto”, “narrandom”, “Nuova Tèchne”. La gioia avvenire, finalista alla XXXIV edizione del Premio Calvino, è il suo romanzo d’esordio.
Recensione
"La gioia avvenire" è un libro dirompente, la cui semplicità colpisce i lettori con la forza di un pugno nello stomaco.
Come avrete certamente letto nella trama, il racconto inizia quando la psicologa Sara consegna a un giovane avvocato una specie di dossier in cui una paziente racconta uno dei momenti più terribili della sua vita.
Il perno del romanzo quindi è proprio lei, Nadia, spirito perduto in questa vicenda così tragica e dai confini fumosi, nella quale shock, senso di colpa e abbandono si intrecciano creando un'ingarbugliata matassa che si dipana a poco a poco dinanzi a noi, silenziosi spettatori di questo dramma.
E' attraverso la sua viva voce che Stella Poli ci regala una storia certamente di fantasia, ma al tempo stesso terribilmente vera. Nadia si propone infatti come portavoce di tutte quelle grida d'aiuto rimaste inascoltate, di quelle tragedie rimaste sepolte nel cuore delle vittime, incapaci di parlare di ciò che hanno vissuto e che non hanno trovato all'esterno l'aiuto di cui avevano bisogno.
Molti sono i quesiti che l'autrice ci propone: come fare a dare un significato a ciò che sfugge a ogni comprensione? Come ricostruire un'anima scomposta in mille pezzi dopo un'evento del genere?
Stella Poli cerca di fornire la sua personale risposta miscelando uno stile narrativo epico alla crudele realtà delle conseguenze della violenza sessuale su minore. Il risultato è ciò che abbiamo tra le mani: un libro che non è solo un romanzo, ma un vero e proprio strumento di riflessione, capace di sciogliere in lacrime anche i cuori più duri, in cui poesia e disumanità si uniscono in un tango sfrenato.
-Il senso di colpa nasce dalla voglia di mascherare la nostra vulnerabilità. Pensiamo "è stata colpa mia" per illuderci che avremmo potuto fare diversamente, è più facile rispetto all'ammettere che eravamo impotenti, in balìa di.
Caratterizzazione dei personaggi
La caratterizzazione dei personaggi è forse l'aspetto che colpisce di più, e in cui l'autrice dimostra decisamente la sua bravura.
Come vi accennavo prima, Nadia è la protagonista indiscussa di questo romanzo. Un personaggio complesso, ma chiaro nei suoi intenti, capace di esprimere senza retorica i dubbi e le errate convinzioni troppo spesso ricorrenti in chi è vittima di violenza, e che non è per niente facile scalfire.
Non solo: Nadia è anche la vera narratrice in questa storia, trasformata quindi in una sorta di diario personale, con tutte le caratteristiche stilistiche del caso.
L'autrice tende, infatti, a mantenersi molto frugale con i dettagli, proprio perchè l'idea è che la ragazza scriva quella storia per sè stessa, e non per altri. E' normale quindi che certe informazioni siano omesse: Nadia non ha bisogno di spiegare ciò che è successo a sè stessa, dato che già lo sa.
Questa scelta da un lato permette a Stella Poli di concentrarsi maggiormente sulla psicologia della giovane, che appare perciò perfettamente tratteggiata; dall'altro fa sì che tocchi a noi lettori scavare nella zona grigia tra il detto e il non detto, per poter cogliere il vero messaggio che questo romanzo ci vuole lanciare.
In altre parole, l'autrice ci chiede di non essere dei meri lettori passivi, bensì di entrare a gamba tesa nella storia, prendendo per mano Nadia e lasciandoci guidare da lei alla scoperta dei suoi pensieri, delle sue emozioni e delle sensazioni, che scorreranno davanti ai nostri occhi come un fiume in piena.
Aveva quindici anni, il responsabile della sezione minori le prospettava questi interrogatori incrociati, le fece paura. E molta rabbia, anche se lì per lì non disse nulla. Arrivò a dirle che non era una bellezza vistosa: non aveva una quinta di seno, per esempio, quello, magari avrebbe spiegato le cose. Lei resse fino alla fine dell'incontro e poi scappò via.
Stile di scrittura
Altro elemento distintivo di questo romanzo è lo stile di scrittura adottato dall'autrice. Stella Poli attinge a piene mani alle figure retoriche e a un registro linguistico decisamente alto, dando alla storia il ritmo delicato e al tempo stesso emozionante di una poesia.
Ciò che emerge con forza quindi è il netto contrasto tra una scrittura caratterizzata da periodi spezzati e sincopati con il ritmo quasi estatico della narrazione. Una tecnica, questa, che ad un primo impatto può spiazzare, costringendo a rileggere più volte la stessa pagina.
Tuttavia, una volta abituati questo libro diventa impossibile da lasciar andare. Resterete stupiti dalla proprietà di linguaggio e dell'abilità narrativa di un autrice al primo ingresso nel mondo della letteratura. Un ingresso, direi, decisamente promettente.
La vicenda di Nadia appare così descritta in modo non perfettamente lineare, sufficiente però per far capire a noi lettori cosa possa essere successo e sopratutto le sue conseguenze sulla psiche della giovane protagonista.
Perchè alla fine di questo si tratta. "La gioia avvenire" non è un romanzo horror, e la stessa Stella Poli non vuole inorridire o disgustare i lettori ricorrendo a scene scabrose. Al contrario, l'autrice sceglie di indagare il tema della lotta interiore tipica delle vittime di violenza, un'auto-macerazione devastante del proprio essere alla ricerca di una risposta a una semplice domanda: "Possibile che si stata anche colpa mia?"
Fonti
Foto dell'autrice: https://www.mangialibri.com/interviste/intervista-stella-poli
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