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Immagine del redattoreElena Barocelli

Non andateci - Il mistero del Passo Dyatlov


Copertina

Editore: LoGisma

Anno di pubblicazione: 2015

Mia Edizione: I edizione 2017

Genere: saggio horror

Pagine: 206

Formato: brossura

Valutazione: 5/5




Indice


Trama

Unione Sovietica. Anno 1959. Accade qualcosa di strano su cui ci interroghiamo ancora oggi. Nove studenti universitari scompaiono durante un'escursione invernale sui monti Urali. Verranno ritrovati, in una serie di macabre circostanze, ai limiti di una brulla foresta della taiga siberiana. E mille domande alimenteranno il mistero della loro morte. Perché alcuni di loro erano quasi nudi? Perché non indossavano gli scarponi? Perché c'erano strani segni sui tronchi degli alberi vicini? Perché i rami degli alberi erano spezzati fino ad un'altezza di nove metri? Cos'era stata quella cosiddetta "forza travolgente" capace di rompere otto costole in un solo colpo senza causare contusioni? Perché i loro abiti furono sottoposti al test delle radiazioni? Perché il KGB si infiltrò nel gruppo di ricerca e fu presente ai loro funerali?... Ma soprattutto, sono morti o furono uccisi?


Chi è Svetlana Oss?

Svetlana Oss
Svetlana Oss

Svetlana Oss è un'autrice internazionale una giornalista investigativa. A cavallo tra il 2007 e il 20008 il giornale per cui lavorava, il "The Moscow Times", le affidò l'incarico di scrivere un articolo sulla tragedia del passo Dyatlov. Approfondendo quella storia, Svetlana Oss è venuta a conoscenza di nuove informazioni e analisi, grazie alle quali è riuscita ad elaborare la propria personale soluzione al mistero.





Introduzione

Ho sentito parlare della tragedia del passo Dyatlov assolutamente per caso. Anni fa guardai un film intitolato "Il passo del diavolo", che scoprii poi essere tratto da una storia vera. Subito verificai in rete, e navigando qui e là trovai questo piccolo, ma interessantissimo libro.


Recensione

"Non andateci - Il mistero del passo Dyatlov" di Svetlana Oss è uno dei saggi più accreditati e più completi riguardanti l'incidente del 1959.


L'autrice ci accompagna, con un piglio tipicamente giornalistico, alla scoperta di un caso capace di affascinare ancora oggi milioni di persone.

In particolare, Svetlana Oss si basa su un suo articolo pubblicato sul "The Moscow Times", un giornale russo. Lo scritto ebbe un'elevatissima eco a livello mondiale, cosa che la spinse a scavare più a fondo nella vicenda.


Ed è proprio questo il presupposto che dà forma all'intera opera. Lo scopo del libro, infatti, è presentare la plausibile soluzione dell'incidente elaborata dalla stessa autrice. Spiegando ovviamente i motivi per cui la ritiene valida.

La maggior parte delle teorie, che appaiono logiche su ciò che è accaduto agli studenti, vacillano di fronte all'evidenza dei fatti, e di solito c'è almeno un fatto che contraddice completamente qualsiasi teoria si prediliga. Questo affascina la gente. Certamente ha affascinato me

Un saggio in tre parti

Il libro segue un percorso narrativo piuttosto lineare, che può essere suddiviso in tre parti.


Prima parte

La prima parte presenta ai lettori i membri del gruppo Dyatlov, seguendo il loro passi fino al 31 gennaio. Prosegue poi raccontando del tentativo di soccorso e del recupero dei cadaveri, per terminare con il processo penale.


In queste fase, l'autrice cerca evidentemente di mantenersi il più imparziale possibile nella narrazione. Riuscendoci benissimo, tra l'altro, specialmente considerando lo scopo ultimo del saggio.


Svetlana Oss non ha bisogno di impressionare il suo pubblico. I fatti parlano da soli: sotto gli occhi del lettore si delineano chiaramente i dettagli più macabri e apparentemente inspiegabili dell'intera vicenda. Che impediscono letteralmente di smettere di leggere prima di essere arrivati alla fine.


Importantissimi in questo senso sono le foto e i brani tratti dal diario di gruppo e da quello personale dei ragazzi, oltre che le testimonianze di chi c'era o che ha partecipato all'indagine. Questi documenti aiutano notevolmente il lettore a contestualizzare il tutto, dandogli anche la possibilità di farsi un'opinione propria.


Seconda parte

La seconda parte si concentra sulle numerose teorie sviluppatesi intorno alla vicenda.

Svetlana Oss, infatti, ricorda che:

L'orrore di quelle morti si è trasformato in un puzzle che nel corso del tempo è diventato, quanto meno, sempre più intrigante.

Perciò, è più che normale che negli anni siano state proposte varie soluzioni per il caso Dyatlov. Dalla valanga agli infrasuoni, passando per il complotto governativo, l'autrice le passa al setaccio senza farsi sfuggire nulla.


La narrazione assume, quindi, le caratteristiche di un vero e proprio dossier investigativo, con tutti gli elementi distintivi: la presentazione del caso, la raccolta e l'organizzazione delle prove e la loro analisi.

E come nella prima parte, anche qui Svetlana Oss cerca di mantenersi il più neutrale possibile.


Tuttavia, è pur sempre vero che lo scopo del saggio è dimostrare che la soluzione dell'autrice è quella valida, a differenza della altre. Quindi, è facile intuire che le vari tesi proposte saranno scartate dalla stessa.


Ma è proprio qui che Svetlana Oss mostra tutta la sua bravura. Non si limita, infatti, a bocciare a priori questa o quella ipotesi; al contrario, cerca di dimostrare, attraverso prove solide e ragionamenti logici, il motivo per cui non le ritiene plausibili.


E ancora una volta, il lettore è lasciato libero di trarre le sue conclusioni, senza che l'autrice cerchi di imporre a tutti i costi il suo pensiero.


Terza fase

Nella fase conclusiva del saggio Svetlana Oss espone finalmente quella che ritiene essere la soluzione del caso Dyatlov. Anche qui si ripropongono tutte le caratteristiche narrative delle fasi precedenti: imparzialità giornalistica, ragionamento logico-scientifico, raccolta e analisi precisa delle prove.


Non posso dirvi di più, altrimenti rischio lo spoiler. Sappiate però che, per com'è stata presentata, questa tesi appare assolutamente fondata e solida.


Tuttavia, l'autrice precisa che si tratta di:

[...] una soluzione, non la soluzione, perchè in assenza di nuove prove completamente decisive è impossibile e illogico pretendere certezza, o essere dogmatici, su quanto è accaduto.

E perciò molto probabile che non si scoprirà mai la verità. Purtroppo non ci sono stati superstiti, il clima di segretezza vigente all'epoca dell'URSS non aiutò di certo, e i mezzi d'indagine disponibili negli anni '60, paragonati a quelli attuali, erano comunque limitati.


Una cosa però è certa: nonostante l'età, questo libro è ancora oggi un ottimo testo in materia. Nonché un valido punto di partenza per approfondire una storia tragica che esercita, oggi come allora, un fascino incredibile.


Stile di scrittura

La prima cosa che si nota è la notevole precisione e la cura dei dettagli. Cosa che, in un libro come questo, è un aspetto a dir poco fondamentale.


Altrettanto notevole è il lavoro di ricerca svolto da Svetlana Oss. L'autrice si avvale, come vi accennavo prima, principalmente delle testimonianze e delle interviste raccolte nel corso degli anni. Ma anche di studi e documenti di scienziati esperti della cultura russa, specialmente nella terza parte.


Purtroppo, ho sentito molto la mancanza di un bibliografia, che mi è invece capitato di trovare in altri libri. Un elenco preciso e dettagliato delle fonti usate dall'autrice, e non delle semplici note a piè di pagina. Avrebbe sicuramente agevolato la lettura e dato maggiore completezza al volume.


Tuttavia, questo difetto è compensato dalla capacita narrativa di Svetlana Oss. L'autrice utilizza, infatti, un registro linguistico adatto a tutti. Il quale aiuta notevolmente il lettore, soprattutto quando si tratta di analizzare i dettagli più tecnici.


Per non parlare del suo stile di scrittura: semplice, eppure notevolmente incisivo, e diretto. Non gira intorno alle cose, ma arriva dritta al nocciolo della questione. Non c'è la poetica tipica dei racconti di fantasia. Qui la realtà si presenta in tutta la sua essenza davanti agli occhi del lettore: dura, spietata, terribile.


Curiosità

Nel 2021, dopo circa sessant'anni dalla tragedia, un gruppo di ricercatori svizzeri ritiene di aver effettivamente risolto il mistero. La loro ricerca è stata oggetto di un interessante documentario, trasmesso anche sulle televisioni italiane, che troverete cliccando sul link.



Non posso anticiparvi nulla, ovviamente. Ma vi consiglio caldamente di guardarlo, in particolare dopo aver letto questo libro.


Se poi volete approfondire ancora di più l'argomento, potete cliccare su quest'altro link, che vi condurrà al sito di Teodora Hadjiyska, che si appassionò a questa storia nel 2012 e che oggi è considerata una dei maggiori esperti sul tema.



Fonti





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