Di Francesco Niccolini & Duccio Boscoli
Editore: BeccoGiallo
Anno di pubblicazione: 2013
Edizione letta: novembre 2018
Formato: brossura con alette
Pagine: 144
ISBN: 9788833140421
Genere: graphic novel, graphic journalism, fumetto storico
INDICE
Dalla quarta di copertina
Chi sono Francesco Niccolini & Duccio Boscoli?
Introduzione alla lettura
La mia opinione
Mediagrafia
Dalla quarta di copertina
9 ottobre 1963, confine tra Veneto e Friuli-Venezia Giulia. Poco dopo le dieci e mezzo di sera 260 milioni di metri cubi di roccia si staccano dal Monte Toc e precipitano nel bacino artificiale della diga del Vajont, provocando un'onda gigantesca che scavalca la struttura e travolge i paesi di Erto, Frassen, San Martino, Col di Spesse, Patata, Il Cristo, Casso, Pineda, Longarone, Codissago, Castellavazzo, Villanuova, Pirago, Faè, e Rivalta. I morti sono quasi duemila, pochissimi i feriti.
Questo libro è la ricostruzione di una delle tragedie più annunciate e denunciate della storia italiana: il genocidio di un'interna comunità, provocato dalla mano criminale di una classe industriale senza scrupoli e da uno Stato incapace di difendere il territorio e i suoi cittadini.
Chi sono Francesco Niccolini & Duccio Boscoli?
Francesco Niccolini nasce ad Arezzo nel 1965. Si laurea in Storia dello Spettacolo all'università di Firenze. Drammaturgo, regista e scrittore, lavora con Marco Paolini fin dai tempi della versione televisiva de Vajont 9 ottobre '63: orazione civile (link in mediagrafia). Ha scritto per registi e attori del teatro italiano. Pubblica con Einaudi, BeccoGiallo e Mondadori.
Duccio Boscoli nasce a Ferrara nel 1979. Dopo essersi diplomato a Bologna in Pittura all'Accademia di Belle Arti e al Conservatorio di Musica, si trasferisce a Milano dove attualmente vive e lavora. Ha collaborato con Hamelin, Giunti, Coconino Press, Internazionale, mentre dal 2010 lavora come grafico editoriale per Feltrinelli. Si occupa anche di fumetto e illustrazione.
Introduzione alla lettura
La sera del 9 ottobre 1963 una frana di proporzioni colossali si stacca dal monte Toc. Cadendo nel bacino d'acqua della diga del Vajont, costruita ai suoi piedi, genera un'onda che si proietta oltre l'invaso e la diga, travolgendo i paesi di montagna e i centri abitati della valle, per poi defluire nel Piave.
Questo però è soltanto l'apice di quel che in realtà è la tragedia del Vajont. Un disastro che non è stato né casuale né imprevedibile.
Vajont - storia di una diga fa parte della collana Misteri d'Italia a fumetti. Quest'ultima si compone di quindici volumi che trattano "i casi più oscuri di cronaca italiana, ricostruiti e raccontati attraverso il linguaggio del fumetto".
Nello specifico, questa graphic novel mira a ricostituire l'integrità di fatti illecitamente rettificati e/o nel tempo occultati dai dirigenti, dai collaboratori e dai dipendenti della società elettrica che, come SADE prima e come Enel-SADE poi, realizzò e gestì la diga del Vajont.
La scelta narrativa ricade così sulla stretta analisi della condotta dei principali protagonisti della drammatica vicenda. Il testo non è inventato dall'autore, bensì si rifà ai dialoghi originali di cui si è trovata traccia nei telegrammi, nelle telefonate, nelle pubblicazioni ufficiali e ufficiose.
Lo scenario dominante è quello del paese di Erto nella lunga battaglia di rivendicazione del territorio e dei propri diritti, con piccole vittorie, brucianti soprusi, orrendi inganni.
La mia opinione
Dopo una scena introduttiva ambientata il 10 ottobre 1963, il racconto compie un balzo temporale e torna al 10 giugno 1940; fin da subito si coglie il marcato accento politico che accompagnerà il lettore per tutto il fumetto.
Personalmente, sentir parlare di politica non mi piace. Ma mi rendo anche conto che, per raccontare la storia del Vajont, non si può omettere tale aspetto.
Al tempo stesso l'autore sceglie di ignorare alcuni dettagli più tecnici, riguardanti la costruzione della diga e la sua gestione. Cosa, questa, assolutamente comprensibile, considerando la necessità di mantenere scorrevole la lettura del fumetto. Per supplire questa iniziale mancanza, a fine volume è presente un'accurata cronologia dei principali avvenimenti legati al disastro del Vajont.
Altrettanto intenso è il commento dell'autore, intitolato Su a Erto. E' evidente il profondo legame che unisce Niccolini alla tragedia. Questo vincolo, come specifica lui stesso, nasce dalla ricerca di informazioni realizzata in occasione del monologo teatrale di Marco Paolini Vajont 9 ottobre '63: orazione civile. Tant'è che il fumetto stesso è dedicato, oltre che a Tina Merlin, anche a due cari amici dell'autore, abitanti di Erto.
Infine, la lunga bibliografia ricca di riferimenti in tutte le forme (siti web, cinema, teatro e musica), contribuisce a rendere Vajont - Storia di una diga un valido punto di partenza per un approfondimento del tema, tanto in ambito scolastico quanto personale.
Se però da una parte la magistrale opera di ricostruzione e redazione del testo compie il proprio dovere nei confronti delle vittime, dei sopravvissuti e dei lettori, dall'altra l'aspetto grafico rischia di svalutare l'intero lavoro*. In particolare: il lettering, la scelta cromatica e la rappresentazione dei personaggi.
Il testo è di grandi dimensioni, inserito in spazi ampi e chiari, e la brevità della maggior parte dei dialoghi facilita la comprensione anche delle nozioni più tecniche. Nelle didascalie medio-lunghe però il lettering si accavalla e riempie quasi tutta la scena, comprimendo l'immagine in uno spazio fin troppo ristretto.
Questo difetto si somma alla debole scelta cromatica. Per analizzare tale aspetto è necessario fare un confronto tra una fotografia dell'epoca, risalente a pochi giorni dopo il 9 ottobre '63, e il dettaglio di pagina 11.
A una prima occhiata si può dire con estrema certezza che Vajont - Storia di una diga vuole mantenersi il più possibile fedele ai fatti storici, sfruttando anche le risorse fotografiche a disposizione. Il tratto del disegno appare quindi fumoso e sporco, come avvolto nella perenne nebbia del tempo.
Ma già qui sorge un problema: una fotografia riporta la realtà nuda e cruda, per quanto luminosa e sgranata, mentre il disegno resta una rielaborazione della stessa. E' necessario un impegno maggiore per trasportare davvero il lettore nell'accadimento storico e non fargli annusare soltanto vagamente il passato.
Questo fumetto ci prova. Tuttavia, la grana ruvida della carta, l'uso degli acquerelli, la prevalenza di scene all'aperto e lo stile incerto minano la comprensione dell'immagine.
Il problema poteva essere risolto con una scelta cromatica basata su chiari e scuri decisi o, paradossalmente, slacciandosi dal banale concetto che "storia = bianco e nero" con l'intervento di intensi colori simbolici.
Invece, tutto è appiattito dall'uso di numerose tonalità di grigi scialbi e amalgamati tra loro. Non si riesce a mettere a fuoco i dettagli perchè mancano stacchi netti tra gli elementi dell'immagine. La necessità di lasciar da parte il testo per concentrarsi sull'interpretazione di una figura poco definita e la fatica che ne consegue rendono farraginosa la lettura.
Concludo l'articolo biasimando uno degli aspetti che mi è più caro in un fumetto, ovvero la resa emotivo-caratteriale dei personaggi e la loro caratterizzazione.
Come già affermato in precedenza, Vajont - Storia di una diga si sofferma in particolar modo sui protagonisti della tragedia, ovvero su coloro che hanno sognato, progettato e gestito la diga. Si tratta perlopiù di uomini d'affari, ritratti in un contesto a loro famigliare: spazi chiusi, gremiti di gente che discute, vestiti con abiti più o meno eleganti.
Bisogna ammettere che non è facilissimo rendere riconoscibili questo genere di personaggi. Eppure sono tanti gli elementi che si possono sfruttare per aggirare il problema. Statura, corporatura, dettagli distintivi degli abiti, le acconciature e il volto: insomma, tutto ciò che può rendere differenzia una persona da un'altra.
In questo fumetto, invece, è palpabile la difficoltà nella rappresentazione realistica della fisionomia umana, cui si aggiungono una mancanza esasperata di espressività e, per ultima, una rigidissima gestualità.
Il disegno finisce così per rendere i personaggi tutti uguali. Questo a sua volta trasforma il fumetto in una lettura noiosa, sminuendo un testo che ha invece la capacità di dar nuovo slancio a un avvenimento così lontano nel tempo, eppure così vicino.
Valutazione: 3.5/5
*Si tratta solo del mio punto di vista. Quel che a me non piace della scelta grafica può invece piacere a qualcun altro.
Mediagrafia
Copertina del libro: https://www.amazon.it/Vajont-Storia-diga-Francesco-Niccolini/dp/8833140423
Riguardo Francesco Niccolini e foto: https://www.francesconiccolini.it/curriculum.html
Riguardo Duccio Boscoli: https://duccioboscoli.tumblr.com/
Foto del campanile di Pirago: https://fotomomo.blogspot.com/2009/10/il-disastro-del-vajont.html
Pagina 11: https://beccogiallo.it/negozio/graphic-journalism/misteri-ditalia/vajont-storia-di-una-diga-2/
Sito web fondazione Vajont: https://fondazionevajont.org/
La Ballata del Vajont di Beppe Chierici: https://www.youtube.com/watch?v=z2mCxs2ut8o
Suite for Vajont di Remo Anzovino: https://www.youtube.com/watch?v=qb0crQ0nM7g
Vajont 9 ottobre '63: orazione civile - Marco Paolini: https://www.youtube.com/watch?v=q7CarpRflzs
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