Editore: Bompiani
Anno di pubblicazione: 1937
Mia Edizione: XXVIII novembre 2014
Genere: classico
Pagine: 132
Valutazione: 5/5
Indice
Trama (dal retro della copertina)
Pensato per un pubblico - i braccianti della California - che non sapeva nè leggere nè scrivere, Uomini e Topi (1937) è un breve romanzo, ricco di dialoghi, che, nelle intenzioni di Steinbeck, avrebbe dovuto essere in seguito adattato, come in effetti avvenne, per il teatro e per il cinema. Protagonisti, due lavoratori stagionali, George Milton e l'inseparabile Lennie Little, un gigante con il cuore e la mente di un bambino, che il destino e la malizia degli uomini sospingono verso una fine straziante. Il ritratto dell'America stretta dalla sua peggiore crisi economica nella drammatica rappresentazione di un maestro.
Autore (da wikipedia)
John Ernest Steinbeck, Jr (Salinas, 27 febbraio 1902 – New York, 20 dicembre 1968) è stato uno scrittore statunitense tra i più noti del XX secolo, autore di numerosi romanzi, racconti e novelle. Fu per un breve periodo giornalista e cronista di guerra nella seconda guerra mondiale.
Nel 1962 gli fu conferito il Premio Nobel per la letteratura con la seguente motivazione: "Per le sue scritture realistiche ed immaginative, unendo l'umore sensibile e la percezione sociale acuta". Considerato uno dei principali esponenti della cosiddetta "Generazione perduta", ha ricevuto anche la Medaglia presidenziale della libertà dal Presidente Lyndon B. Johnson il 14 settembre 1964.
Dopo aver frequentato la Stanford University senza mai laurearsi, comparve sulla scena letteraria con opere minori finché non raggiunse la notorietà con "Pian della Tortilla" (1935) a cui seguirono molti romanzi, racconti e saggi tra cui "Uomini e topi", "La lunga vallata", "Furore" (opera grazie alla quale Steinbeck ricevette il Premio Pulitzer, considerata il massimo capolavoro dell'autore), "La luna è tramontata", "La valle dell'Eden", "Quel fantastico giovedì" ed infine "Viaggio con Charley".
Perchè ho letto Uomini e topi
Sarò sincera con voi: questa è la prima volta in assoluto che recensisco un classico. Di solito non lo faccio, perchè non penso di avere la competenza adatta per parlare di opere di questo calibro. Ma dato che mi piacciono le sfide, ho deciso di provare.
La ragione prima per cui ho scelto questo libro è la serie tv "Lost". Il romanzo è esplicitamente citato nel 4º episodio della terza stagione, e nel 4º episodio della sesta. Si tratta del libro preferito di uno dei protagonisti, James "Sawyer" Ford.
Da quando è stata trasmessa questa serie, mi è rimasta la curiosità di scoprire com'era effettivamente "Uomini e topi". E finalmente si è presentata l'occasione.
Recensione
"Uomini e topi" è un romanzo breve, di appena 132 pagine. Ma ha lasciato il segno nel mio cuore.
Il libro si apre con la descrizione dei protaognisti (Lennie Small e George Milton) che arrivano in una radura.
Il resto della storia si svolge praticamente tutto nel ranch in cui i due prestano servizio. Nonostante quest'apparente semplicità, l'autore dimostra una capacità narrativa impressionante. Innanzitutto è in grado di ricreare perfettamente l'immagine di ciò che il lettore sta leggendo.
Tanto per fare un esempio, vi riporto una parte della descrizione dell'alloggio di Lennie e George:
La baracca dei lavoranti era una costruzione lunga e rettangolare. All'interno le pareti erano imbiancare e il pavimento grezzo. A tre delle pareti c'erano finestrelle quadrate e alla quarta una solida porta dal paletto di legno. Contro le pareti c'erano otto cuccette[…]. Su ogni cuccetta era inchiodata una cassetta da frutta con l'apertura verso l'interno della stanza, cosicchè ne risultavano due scaffali per gli oggetti personali di chi occupava la cuccetta.
L'abilità di questo autore è inoltre confermata dal competente utilizzo di diversi registri linguistici. Per i dialoghi dei personaggi, Steinbeck usa un linguaggio duro e diretto, senza fronzoli o giri di parole, quasi gergale.
A contrario, le parti di pura narrazione sono qualcosa di sublime. In più, il ritmo cantilenante e poetico, rende questo romanzo una piccolo tesoro prezioso. Certo, i termini utilizzati sono desueti. Ma questo è assolutamente normale, considerando che il libro risale al 1937.
I personaggi
Il vero punto di forza della narrazione sono i personaggi. Il lettore di oggi non può che provare empatia e compassione per il rapporto che c'è tra Lennie e George. E non può che sperare che il loro sogno (possedere e coltivare un proprio pezzettino di terra), si avveri. Ma ahime, il mondo dell'America degli anni '30 è duro e spietato, e non c'è spazio per la speranza e per la compassione.
In questo senso, Lennie può essere visto come una vittima inconsapevole del sistema. Come descritto nelle appendici:
Lennie Small ha un animo tenero e gentile e la mente di un bambino.
E come tutti i bambini, guarda a George come sua figura di riferimento. Ruolo che l'uomo ricoprirà fino al tragico epilogo.
Tutti gli altri personaggi incarnano gli aspetti prevalentemente negativi di una vita come quella. La moglie di Curley, di cui addiritura Steinbeck non rivela il nome, rappresenta l'insoddisfazione, legata a desideri e ambizioni mai appagate.
Il marito è, invece, il vero cattivo della situazione. Ha atteggiamenti e abitudini discutibili, legati alla sua presunta superiorità di "figlio del padrone". E proprio per questo la sua posizione è quantomai pericolosa.
Slim, il capocavallente, è l'esatto contrario di Curley. Uomo mite, ma duro all'occorrenza, si è guadagnato il rispetto dei suoi lavoranti. Nel suo rapporto con George, sembra quasi una figura paterna. Anche lui sarà reso parte del progetto e, così come un genitore che ascolta le idee strambe del proprio figlio, lascia che George scopra da solo l'amara verità: il suo è solo un sogno, un'ideale utopico irragingibile.
E questo è ciò che Candy, il più anziano del gruppo, non ha capito. Terrorizzato all'idea di essere "eliminato" a causa della sue condizioni, si aggrappa con le unghie e con i denti alla speranza che George gli offre. E quando questa svanisce, cerca di convincere l'uomo a perseguire ugualmente il suo sogno.
E infine George. Il suo gesto, per quanto tragico, gli garantisce una una sorta di redenzione, elevandolo al di sopra degli altri personaggi. Anche se lui non se ne accorge.
Il suo ruolo nel libro è quello di custode dell'innocenza, rappresentata da Lennie. E' scaltro e sveglio, pienamente consapevole di come va il mondo. Sa benissimo che in due la vita è meno dura. E anche che senza Lennie, il suo stesso progetto non avrebbe ragione di essere realizzato.
Paradossalmente sarà lui stesso a mettervi la parola fine. Ma il suo gesto rappresenta, alllo stesso tempo, la massima forma di amore che poteva esprimere nei confronti del suo amico.
Conclusione
Il libro è arricchito da un'attenta presentazione, a cura di Luigi Sampietro. Il lettore in questo modo è notevolmente aiutato nella comprensione di un romanzo non semplicissimo da interpretare. Sopratutto se non si conosce bene il contesto in cui è ambientato, fondamentale nella storia.
Le ultime pagine sono invece dedicate alle appendici, composte dal "Dizionario dei personaggi" e una ricca bibliografia, in cui non mancano i riferimenti alle trasposizioni cinematografiche e teatrali dell'opera.
Concludo questa recensione consigliandovi caldamente di leggere questo libro. So che è un classico, un genere che non sempre viene apprezzato come meriterebbe. Ma fidatevi di me: se gli darete una possibilità, non resterete delusi.
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