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Immagine del redattoreElena Barocelli

Shining


Editore: Bompiani

Anno di pubblicazione: 1977

Mia edizione: VIII edizione 2005

Formato: Brossura

Pagine: 429

Genere: horror

Valutazione: 5/5



Indice


Trama

L'Overlook, uno strano e imponente albergo che domina le alte montagne del Colorado, è stato teatro di numerosi delitti e suicidi e sembra aver assorbito forze maligne che vanno al di là di ogni comprensione umana e si manifestano soprattutto d'inverno, quando l'albergo chiude e resta isolato per la neve. Uno scrittore fallito, Jack Torrance, con la moglie Wendy e il figlio Danny di cinque anni, accetta di fare il guardiano invernale all'Overlook, ed è allora che le forze del male si scatenano con rinnovato impeto: la famiglia si trova avvolta ben presto in un'atmosfera sinistra. Dinanzi a Danny – che è dotato di un potere extrasensoriale, lo "shine" – si materializzano gli orribili fatti accaduti nelle stanze dell'albergo, ma se il bambino si oppone con forza a insidie e presenze, il padre ne rimane vittima.


Chi è Stephen King?

Stephen King

Stephen Edwin King nacque a Portland il 21 settembre 1947. Trascorse un'infanzia e un'adolescenza burrascose, alle quali farà spesso riferimento nei suoi romanzi.

Raggiunse il successo con la pubblicazione di "Carrie" nel 1974, a cui seguirono "Le notti di Salem" e "Shining", altri suoi grandi capolavori.


Negli anni '80, a causa della dipendenza da alcool e droga, intraprese un percorso di disintossicazione durato più di un anno.


Nel 1999 rimase vittima di un gravissimo incidente, che lo portò a pensare di ritirarsi dalla scrittura. Fortunatamente cambiò idea, ma quell'esperienza lo segnò profondamente.


Nel corso degli anni, vinse numerosissimi premi e riconoscimenti. Molti suoi libri furono trasformati in film diretti da registi famosi, e in alcuni casi lo stesso King ne curò la sceneggiatura.


Oggi vive nel Maine con la moglie Tabitha, anche lei scrittrice. Insieme hanno tre figli: Naomi Rachel, Joseph Hillstrom (Joe Hill) e Owen Philip.


Recensione

"Shining" è il terzo libro in ordine cronologico di pubblicazione della bibliografia kinghiana. Nonché una delle sue migliori opere.


La famiglia Torrance

La cosa che mi ha sempre affascinata di King è la sua capacita di scavare nelle profondità dell'animo umano. Tant'è vero che la caratterizzazione dei personaggi è proprio uno dei suoi punti di forza.


E questo vale in generale per tutti i romanzi che ha scritto. Non importa quale sia il ruolo che hanno nella vicenda: ognuno di loro è così ben delineato, che al termine della lettura sembra di conoscerli da sempre.


In "Shining" questo aspetto è ancora più accentuato. La narrazione ruota, infatti, quasi esclusivamente intorno ai Torrance, la cui psicologia è tracciata in modo sublime dall'autore. E secondo me, è proprio questo che rende grande il racconto.


Non si tratta di un semplice romanzo dell'orrore fine a sè stesso. Le scene veramente creepy si possono contare sulle dita di una mano. Ciò che inquieta davvero è il lento declino dei personaggi. Come una specie di "Grande Fratello", King si insinua nei pensieri dei componenti della famiglia Torrance. Trascinando noi lettori nella follia più nera, dalla quale non c'è via d'uscita.


L'attenzione al punto di vista

Altra particolarità è la capacità dell'autore di modificare di volta in volta lo stile narrativo, a seconda delle caratteristiche e della personalità del personaggio di cui si occupa.


In "Shining", la narrazione è suddivisa equamente tra Jack, Wendy e Danny. Ed è soprattutto con quest'ultimo che si nota tutta la bravura del Re. Il piccolo Torrance, per quanto speciale, è pur sempre un bambino. E il suo modo di percepire gli eventi e di esprimerli è esattamente coerente con la sua età. Nonostante la sua "dote" lo aiuti moltissimo.


Stessa cosa vale per Jack. Il suo vissuto, il suo carattere irascibile, i suoi sensi di colpa nei confronti della moglie e del figlio: sono tutti elementi su cui King fa leva, trasformando così un racconto di fantasia in una storia assolutamente verosimile e credibile.


E questo perchè l'autore riesce sempre a creare dei personaggi completi e di spessore. Nulla viene lasciato al caso, nei romanzi del Re. E' come se King già immaginasse le domande che il lettore può porre, e prima ancora che le formuli offre già la risposta.


L'Overlook Hotel

Non è un caso se, pensando a "Shining", viene subito in mente l'Overlook Hotel. Anche il contesto ambientale si ritaglia, infatti, un ruolo di spicco nel romanzo.


King descrive l'imponente e isolato albergo con una tecnica tutta sua. Così come per i protagonisti, anche in questo caso non c'è niente che sfugga al suo occhio attento. Dal colore del pavimento allo scricchiolio dell'ascensore, tutto passa attraverso il suo setaccio.


Tuttavia, questa minuziosità nelle descrizioni rende la narrazione un po' lenta in alcuni punti, soprattutto nella parte iniziale. Ma se avrete pazienza, ben presto vi sentirete come se steste facendo davvero una visita guidata lungo i corridoi e i dintorni dell'albergo.


In altre parole, vi sembrerà di essere fisicamente lì, su quelle montagne innevate al confine dello Utah, insieme ai Torrance. E proverete le emozioni che anche loro provano in quel momento: un misto di paura e ansia costante, unito alla convinzione sempre più forte che dietro ogni angolo ci sia qualcosa pronto a colpire, non appena farà buio.


Ed è proprio questo il marchio di fabbrica del romanzo. L'Overlook non si limita semplicemente a fare da sfondo alle vicende dei Torrance, ma ne diventa parte integrante. In parole povere, King è riuscito a rinnovare un cliché del genere horror, quello "casa infestata", trasformandolo da semplice ambientazione in un vero e proprio personaggio.


Infatti, a poco a poco l'hotel acquisisce una personalità tutta sua, mostrandosi per quello che è: una creatura vivente, carica d'odio, e affamata... molto affamata. Disposta a tutto pur di ottenere ciò che vuole.

Ogni grande albergo ha un fantasma. Perché? Diavolo, la gente va e viene...

Stile narrativo

Come suo solito, King adotta uno stile duro, diretto e spietato, che non la manda certo a dire. Nei suoi romanzi non c'è salvezza, nemmeno per la creatura più innocente.


Infatti, "l'orrore" che il Re descrive non è legato solo al sovrannaturale. Come vi accennavo prima, la sua abilità è quella di scavare a fondo nell'animo delle persone, portando allo scoperto quel lato oscuro che c'è dentro ognuno di noi, e piegandolo alla sua volontà.


La narrazione onnisciente, poi, è un altro elemento imprescindibile della prosa kinghiana. L'autore tende, infatti, ad auto-spoilerarsi: anticipa, cioè, al lettore ciò che accadrà nel proseguo del romanzo. E vi assicuro che ogni volta è un tuffo al cuore. King, con la sua spada di parole, colpisce sempre dove fa più male, e quando meno ce lo si aspetta.


Altra caratteristica ricorrente è la sua ossessione per i particolari. Nonostante io adori i romanzi del Re soprattutto per questo motivo, ammetto anche che si tratta di un'arma a doppio taglio.

In un romanzo horror, dove la tensione e l'ansia sono componenti fondamentali, un'attenzione eccessiva ai dettagli rischia di rendere la narrazione molto lenta. Il che è chiaramente controproducente.


Tuttavia, sommando questa tecnica a tutti gli altri elementi che compongono lo stile di scrittura kinghiano, il risultato non delude mai, anzi. In questo romanzo nello specifico, chi legge può immergersi sempre di più nella micidiale miscela di follia e malvagità, condita con un con un pizzico di malinconia, che permea la storia dall'inizio alla fine.


Credetemi: dopo aver letto Shining, non alloggerete più tanto spensieratamente in un albergo.


Lo sapevate che...

🛎️Come già era accaduto con "Le notti di Salem", la versione di "Shining" data alle stampe è diversa da quella originariamente pensata dall'autore. In particolare, mancano all'appello quattro capitoli: due dedicati alla costruzione dell'Overlook, e due riguardanti la giovinezza di Jack Torrance.


Anni fa, la casa editrice statunitense Cemetary Dance pubblicò un'edizione illustrata del romanzo, contenente proprio queste parti tagliate, dal titolo "The Shining - Before the play".

Oggi il libro è diventato una chicca per i collezionisti, raggiungendo prezzi non adatti alle tasche di tutti. Per non parlare dell'ostacolo della lingua, dato che è in inglese.


Ed è proprio qui che viene il bello. Grazie ad una dritta di un utente del gruppo facebook STEPHEN KING - ITALIA (chiedo umilmente scusa, ma non ricordo il nome dell'autore del post), ho trovato un sito in cui sono stati pubblicati i primi due capitoli in italiano.


Vi avviso già che la traduzione non è delle migliori. Probabilmente è stato utilizzato un traduttore automatico. Ma è sempre meglio di niente.

Se siete interessati, vi basta cliccare sul link: https://www.satisfiction.eu/?s=Stephen+King

Foto di "The Shining - Before the play", dal gruppo facebook STEPHEN KING - Italia

🛎️ La prima edizione italiana del romanzo si intitolava "Una splendida festa di morte" (Sonzogno, 1978). Dopo la realizzazione del famoso film di Stanley Kubrick, il titolo fu cambiato in "Shining".


🛎️ Stephen King dichiarò di essersi ispirato, per il suo Overlook Hotel, ad un edificio realmente esistente. Si tratta dello Stanley Hotel, situato ad Estes Park in Colorado. King vi soggiornò nel 1973, esattamente nella stanza 217. Il posto era quasi deserto, dato che si trattava del giorno prima della chiusura per il periodo invernale.


Oggi, al canale 42 delle televisioni installate nelle camere dell'albergo, viene riprodotto in loop il film di Kubrick.


🛎️ Il Re non ha mai fatto mistero della suo scontento nei confronti della versione cinematografica del suo romanzo. Per questo, nel 1997 decise di produrre una mini-serie televisiva, girata proprio nello Stanley Hotel. Il risultato non fu esattamente apprezzato dalla critica. Ma quella mini-serie resta comunque una perla per tutti i fan di King.

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E con questo, la mi recensione può dirsi conclusa. Vi ringrazio per aver letto fin qui, e vi auguro delle buone letture e tanto divertimento.


Arrivederci alla prossima recensione!


Fonti



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