top of page
Immagine del redattoreElena Barocelli

Louis Braille - Il ragazzo che leggeva con le dita. L'invenzione della scrittura tattile


Copertina

Editore: Filadelfia Editore

Anno di pubblicazione: 1998

Mia Edizione: II edizione 2002

Genere: storico, per bambini

Pagine: 102

Formato: brossura

Valutazione: 4/5




Indice


Trama

In questo libro è narrata la storia di Louise Braille, il ragazzo francese, cieco dall'età di tre anni, che escogitò il sistema di scrittura a punti in rilievo famoso in tutto il mondo. Jakob Streit parla di lui, della sua vita, del suo coraggio, della sua grande invenzione che ha permesso a chi non vede di leggere, scrivere e studiare. E spiga a chi possiede il dono della vista come, grazie a questo alfabeto universale, sia possibile "leggere con le dita".


Jakob Streit
Jakob Streit

Chi è Jakob Streit?

Jakob Streit nacque in Svizzera, dove visse per una buona parte della sua vita.

Studiò pedagogia e letteratura alla scuola pedagogica di Berna. Si appassionò anche alla musica, completando la sua formazione con Hans Klee, il padre di Paul Klee.

Dopo gli studi diventò un insegnante. Era solito raccontare molte storie ai suoi studenti, che furono poi raccolti e pubblicati in oltre quaranta libri di racconti per bambini.

Una volta raggiunta l'età della pensione, iniziò a tenere conferenze in tutta Europa. Ricoprì anche il ruolo di redattore dell' "AVS-Mitteilungen", il foglio informativo dell'Antroposophische Vereeniging in der Schweiz, che mantenne fino al giorno della sua scomparsa all'età di 99 anni.


Recensione

Storia

"Louise Braille" è la breve biografia, pensata per i più piccoli, dell'omonimo inventore dell'alfabeto per persone non vedenti.


Braille, dopo aver perso la vista a causa di un incidente nella selleria del padre, si dedicò anima e corpo alla creazione e alla diffusione di un sistema che consentisse alle persone come lui di leggere e scrivere.

E fin qui, direte voi, tutto chiaro.


Ma il bello viene adesso. Perché leggendo il libro vi renderete conto che alla creazione dell'alfabeto è rappresenta solo un frammento della vita del suo creatore.


"Louise Braille" è, prima di tutto, una storia di resilienza e di coraggio. Nonché la dimostrazione che, anche di fronte alle difficoltà che paiono insuperabili, la forza d'animo e la buona volontà possono portare lontano.


L'autore, rifacendosi anche ad altri libri sull'argomento, mette subito in chiaro una cosa: Braille era riuscito ad accettare la sua condizione di disabilità, e aveva imparato a conviverci. Era un bambino e un uomo come tutti noi, con le sue passioni, i suoi interessi e le sue amicizie.


Non era, quindi, un eroe nel senso letterale del termine. Non più di quanto lo sia uno scienziato che scopre un nuova cura per una malattia. Era solo una persona che, spinta dalla necessità, ha saputo trarre il meglio possibile dalla sua condizione.


Personalmente ho trovato questo aspetto molto interessante, oltre che fonte di ispirazione. Il libro infatti dimostra, senza paternalismi o compatimento, che l'essere umano ha una capacità di adattamento straordinaria. Ed è proprio nelle situazioni di maggiore difficoltà che dà il meglio di sè.


Proprio per questo il libro mi ha stupita molto. Mi aspettavo la classica, sterile biografia di un personaggio storico. E invece l'autore ha ritratto Louise Braille come un personaggio positivo, da cui si può certamente imparare tantissimo.

<<Caro Louis, noi che abbiamo la vista ci perdiamo spesso in cose di poca importanza. Tu […] ci hai fatto capire che l'anima dell'uomo ha dei segreti nascosti e ci hai aiutato a scoprirli. Grazie! >> (Madame De Vigier a Louise Braille)

I personaggi

Il personaggio maggiormente caratterizzato è sicuramente quello di Louis. L'autore/narratore si concentra quasi esclusivamente su di lui, delineandone in modo preciso il carattere e le qualità.

Il risultato è l'immagine di un ragazzo buono e generoso, che ha a cuore la sua famiglia e il prossimo, capace di godere delle piccole gioie che la vita gli offre.


Per contro, gli altri personaggi sono appena delineati. Jakob Streit si limita, infatti, a tratteggiarne le caratteristiche principali, giusto quel che basta per distinguerli.


Ma anche in questo senso il libro mi ha sorpreso. Prima di tutto, la mancanza di dettagli non rovina il piacere della lettura, che è decisamente scorrevole e facile da seguire. Per di più, questa scelta narrativa è assolutamente coerente con il pubblico cui il libro è rivolto e con l'obiettivo dell'autore.


Quest'ultimo, infatti, vuole far conoscere la storia di Louise Braille ai più piccoli. E quando si parla ai bambini, il rischio di annoiarli è dietro l'angolo. Per questo è spesso necessario concentrarsi più sull'azione, che sulla descrizione. Sarà poi compito degli adulti stimolare i giovani verso una ricerca più approfondita. Tant'è che il volume stesso si presta ad essere un ottimo strumento didattico, un primo approccio verso un argomento delicato e attuale come quello della disabilità.


L'ambiente

Il contesto ambientale subisce la stessa sorte dei personaggi secondari, anche se alcuni dettagli possono essere ugualmente intuiti.

La copertina, per esempio, suggerisce che le vicende si svolgono in un tempo lontano. Ed esattamente nella Francia della prima metà dell'Ottocento, tra Parigi e Coupvray, il paese natale di Louis Braille.


Dall'altro lato non c'è una descrizione minuziosa degli ambienti, né interni né esterni, praticamente lasciati all'immaginazione del lettore. Tuttavia, in soccorso arrivano le numerose illustrazioni in bianco e nero che intervallano i vari capitoli del libro le quali, oltre ad impreziosire sicuramente il volume, aiutano notevolmente a contestualizzare il racconto.


Stile di scrittura

Jakob Streit utilizza uno stile narrativo caratterizzato da un ritmo cantilenante e da un registro linguistico medio-basso. L'autore non si perde in giri di parole o voli pindarici. Dice ciò che deve dire in modo diretto, senza fronzoli.


Altro aspetto positivo è l'assenza di volgarità o scene spaventose. Non è un libro pensato per creare ansia o paura. Anche i momenti più tristi della vita di Louise sono descritti con una delicatezza che sfiora l'innocenza, apposta per non sconvolgere i lettori.

Credetemi: con un po' di impegno impiegherete al massimo un'oretta per finirlo.


Conclusioni

Per quanto non sia effettivamente un capolavoro, "Louise Braille" è comunque un validissimo testo. Al di là del mero fatto storico dell'invenzione della scrittura Braille, il libro è un ottimo stimolo verso una maggiore apertura mentale e comprensione di un mondo, quello dei non-vedenti, che non ha nulla da invidiare e tutto da insegnare.


Vi ringrazio tanto per aver letto fin qui, e vi do appuntamento alla prossima recensione. Buone letture a tutti!


Fonti

Post recenti

Mostra tutti

Comments


bottom of page