Autore: Andrew Michael Hurley
Anno di pubblicazione: 2014, Hodder e Stoughton Ltd
Mia edizione: prima edizione Bompiani aprile 2016
ISBN: 9788845281174
Genere: horror, gotico, classico, mistero, psicologico
Valutazione: 3/5
Chi è Andrew Michael Hurley?
Nato nel 1975 a Preston, dopo aver vissuto a Manchester e a Londra, vive e lavora nel Lancashire.
Ha esordito nel 2006 con la raccolta di racconti Cages and Other Stories e ha pubblicato il suo primo romanzo, Loney, nel 2014. Stampato inizialmente in sole 278 copie, ha in seguito riscosso un buon successo e ottenuto un Premio Costa.
Grazie al secondo romanzo, Il giorno del diavolo, è stato insignito dell'Encore Award destinato alla seconda opera pari merito con la scrittrice Lisa McInerney.
Giornalista per il Guardian, insegna scrittura creativa alla Manchester Metropolitan University.
Trama
Loney significa tante cose: uno sperduto luogo nelle campagne del Lancashire (Inghilterra) le vacanze di Pasqua trascorse con la famiglia, una casa semi-diroccata. Loney è tutto questo insieme, eppure anche qualcosa di diverso e indefinibile.
La voce narrante inizia il suo racconto partendo da un fatto di cronaca: il ritrovamento del corpo di un bambino a Coldbarrow, luogo dove lo stesso narratore, il fratello Hanny, i genitori e alcuni componenti della loro congrega religiosa erano soliti trascorrere il periodo pasquale. Il narratore ritorna con la memoria ad alcuni eventi di quel particolare periodo della sua vita: il confronto tra il vecchio prete, padre Wilfred, morto in circostanze non del tutto chiare, e il nuovo parroco, padre Bernard; il rapporto tra quest'ultimo e la signora Smith, madre del protagonista; i segreti che la grande casa di Moorings nasconde e che, forse, è meglio non svelare.
Un romanzo definito come horror, ma che raccoglie in sé vari generi narrativi come gotico, classico e mistero, che terranno incollato il lettore fino all'ultima pagina.
Recensione
Sono venuta a conoscenza dell'esistenza di questo romanzo grazie ad un giretto in libreria. L'ho trovato su uno scaffale di libri usati, e alla prima occasione mi sono precipitata a prenderlo in biblioteca.
Devo però essere sincera: il motivo principale per cui ho deciso di leggerlo è stata la recensione di Stephen King riportata in copertina:
Non è solo un buon libro, è strepitoso. Una storia straordinaria.
In realtà, per me non è stato proprio così. Il libro ha sicuramente dei lati positivi, motivo per cui sono arrivata fino alla fine. In particolare, lo stile di scrittura dell'autore, molto intenso e al tempo stesso delicato. Ripensandoci, l'andamento del libro ricorda un po' le onde del mare descritto nel racconto: un continuo sali e scendi di momenti di quotidianità e momenti di maggior tensione, ma per certi versi quasi rilassante.
Il protagonista e la sua famiglia si trovano al Loney non certo per una gita di piacere. Il fratello del narratore è affetto da un ritardo mentale, che gli rende difficile rapportarsi con le persone, tranne che con il narratore stesso. La madre dei ragazzi è assolutamente convinta che il santuario che si trova in quel luogo sperduto sia in grado di guarire Hanny. Il quale è totalmente ignaro di cosa gli aspetta.
Ma non la voce narrante, vero protagonista della storia, che sente per certi versi di dover proteggere il fratello, pur non osando mettersi apertamente contro il genitore e le sue convinzioni. In tutto questo, un alleato inconsapevole è padre Bernard. Anche lui è una vittima del fanatismo della signora Smith, che lo ritiene inadeguato a svolgere il suo lavoro e un indegno sostituto di padre Wilfred.
Tuttavia, questa rilassatezza e dolcezza hanno forse mitigato troppo gli aspetti più macabri della storia, che passano quasi in secondo piano. I vari segreti che gli abitanti di quella casa scoprono nel corso della narrazione, nonchè il modo in cui padre Wilfred guidava i suoi parrocchiani, sono solo un mero contorno rispetto al nucleo della vicenda. Gli stessi personaggi sembrano più che altro delle comparse. A mio avviso, non sono sufficientemente caratterizzati, e questo rende difficile per chi legge farsi trascinare del tutto dalla racconto. E' un continuo detto e non detto, che genera più domande che risposte. Tutte le volte in cui sembra finalmente di essere approdati a qualcosa di concreto, si viene regolarmente smentiti. Credo che questo sia proprio ciò che mi ha disturbato di più.
Al contrario, viene reso benissimo il rapporto tra i fratelli Smith: nonostante siano molto diversi, il loro è un legame speciale. I ragazzi comunicano con sguardi particolari e piccoli oggetti, usando un linguaggio segreto che nessun altro è in grado di capire. Sono uniti per la vita, e questa è la loro fortuna più grande.
Credo sinceramente di aver affrontato questa storia con determinate aspettative, che però non hanno trovato soddisfazione. Quando penso al horror, mi vengono in mente scene sanguinose, suspence e violenza. Questi elementi invece non erano presenti nel romanzo. Apparte questo, il libro in sé non é male. Sono molti i temi trattati: la religione, i rapporti famigliari, il sottile confine tra la speranza e l'ossessione. E tutti offrono molti spunti di riflessione che rendono gradevole la lettura del romanzo.
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