Editore: Alberto Castelvecchi Editore s.r.l.
Anno di pubblicazione: 1984
Mia edizione: I edizione 2011
Genere: horror
Pagine: 241
Formato: brossura con alette
Valutazione: 4,5/5
Indice
Trama (dal web)
In questo volume, il primo della serie "Libri di sangue" si farà la conoscenza della dottoressa Mary Florescu, il cui esperimento parascientifico, condotto assieme al giovane medium Simon McNeal, darà il via a una girandola infernale che coinvolge i vivi e i morti facendoci scoprire perché possiamo dirci tutti "libri di sangue".
Chi è Clive Barker? (dal libro)
Nato a Liverpool nel 1952, è considerato uno dei massimi esponenti del New Horror nonché eccellente scrittore, tra i pochi ad aver trascinato l'orrore fuori dalla sua nicchia di appassionati. Dopo la serie dei "Libri di sangue", in sei volumi, Barker ha scritto numerosi altri romanzi e saggi, sceneggiato, diretto e prodotto film e videogiochi. Attualmente vive a Los Angeles, assieme al compagno e alla figlia di lui.
Introduzione
I morti hanno vie di comunicazione
Una frase apparentemente semplice, con cui Clive Barker dà inizio al primo volume della serie "I libri di sangue", la sua raccolta di racconti più famosa. E pensare che, fino a poco tempo fa, non mi ero mai interessata alle sue opere. Finché non mi è stato regalato un altro suo libro, "La casa delle vacanze". Incuriosita, ho iniziato a fare qualche ricerca. E come si suol dire, da cosa nasce cosa, e alla fine eccoci qui.
Recensione
Lo stile di scrittura
"Le stelle della morte" è una raccolta di cinque racconti nonché, come vi dicevo, il primo volume della serie de "I libri di sangue", scritta tra il 1984 e il 1985.
Non è la prima volta che leggo un'antologia. Tuttavia, l'originalità di questo libro eleva Clive Barker all'Olimpo degli dei della scrittura horror.
La prima cosa che salta agli occhi è lo stile narrativo dell'autore, reso magistralmente dalla traduzione di Tullio Dobner. Barker predilige un linguaggio sofisticato, che crea un interessante contrasto con il tema generale dell'opera.
L'autore ricostruisce l'orrore non tramite la pura violenza, o la crudeltà efferata dei suoi personaggi; bensì tramite una descrizione lenta e serpeggiante, che si insinua nella mente del lettore, impedendogli di smettere di leggere finché non ha raggiunto la fine.
Questo aspetto mi ha colpito molto. La maggior parte degli horror che ho letto, in primis quelli di King, sono caratterizzati da uno stile molto duro, cattivo, che a volte sfiora la perfidia.
Uno stile il cui scopo è quello di colpire sempre più profondamente le emozioni del lettore, smontando a poco a poco tutte le sue certezze.
Con "Le stelle della morte", invece, non succede. Non fraintendetemi: la violenza c'è, così come la tensione e la paura. Ma tutte loro sono rappresentate quasi in punta di piedi.
Eppure, non si può fare a meno di notare una certa spietatezza. Nelle storie di Barker, infatti, non esiste spazio per la compassione. A farla da padrona è una lenta spirale di orrore misto a disgusto. Quella sensazione che, da un lato, vi spingerebbe a chiudere il libro e a smettere di leggere. Ma che, per qualche oscuro motivo, vi impedisce contemporaneamente di farlo.
L'antologia: una scelta audace
Secondo il Vocabolario Treccani, il termine antologia significa:
Raccolta di passi in prosa o in versi di vari autori (solitamente di quelli ritenuti più significativi) di una letteratura, di un’epoca, di un genere o di un gusto particolare, o anche scelta di pagine di un solo autore
Tradotto: l'antologia è una raccolta di opere, di più autori o di uno solo, come in questo caso. In quanto tale, presenta sicuramente delle peculiarità.
La prima riguarda la caratterizzazione dei personaggi. Quest'ultima è spesso approfondita appena quel tanto che basta per essere utile ai fini della narrazione.
Ciò è dovuto sicuramente alla struttura del volume. Non trattandosi di un storia unica, ma (specialmente ne "Le stelle della morte"), di racconti relativamente indipendenti gli uni dagli altri, è normale che la psicologia dei personaggi appaia limitata.
Tuttavia, questo rende difficile instaurare un vero legame con i protagonisti. Essendo sempre diversi, il processo di "conoscenza" e di immedesimazione del lettore deve ricominciare ogni volta che una storia si conclude.
Lo stesso vale per il contesto ambientale. E' come se l'autore invitasse implicitamente il lettore a riempire i vuoti con la sua immaginazione, offrendo giusto quei due o tre spunti in aiuto.
Al di là di questo, vi assicuro che siamo di fronte ad un nuovo genere di scrittura horror. Barker mescola abilmente le icone tipiche del panorama horror con trame originalissime. Storie di possessioni demoniache, resurrezioni e occultismo si piegano alla volontà di questo autore, dando vita a un'opera eccezionale.
I racconti
Le caratteristiche che vi ho descritto prima si mantengono identiche per tutte le storie del libro. Tuttavia quest'ultime sono tra loro diversissime, unite solo dal filo conduttore che Barker rivela nel capitolo introduttivo.
Questi sono i racconti del libro di sangue. Leggeteli, se vi fa piacere, e sappiate. Sono una rappresentazione della strada buia che porta fuori della vita verso destinazioni ignote.
In ognuna di essere, Barker analizza un aspetto diverso del concetto di horror. E ciascuna ha suscitato in me emozioni diverse.
Macelleria Mobile di Mezzanotte
Ad un primo sguardo, questa storia sembra più un giallo che un horror. La narrazione scorre molto lentamente, e non è subito chiaro dove l'autore voglia andare a parare. Ma non fatevi ingannare.
Dopo poche pagine, l'elemento paranormale si impossessa prepotentemente del racconto, facendovi passare la voglia di prendere un qualsiasi mezzo pubblico per il resto della vostra vita.
Eh si, avete capito bene: il racconto è ambientato in un vagone della metropolitana newyorkese, che diventa letteralmente un passaggio verso un universo parallelo, popolato da creature che è meglio non incontrare mai, neppure negli incubi. Molto interessante è il cambio di prospettiva nella narrazione. Barker si concentra prima sul protagonista e poi sull'antagonista, per poi tornare al protagonista dando vita ad una vera e propria caccia al topo. L'unico punto debole in tutto questo è, purtroppo, il finale. Mi ha lasciata un po' perplessa. Non sono sicura di averlo capito del tutto e, quindi, di aver apprezzato questo racconto come merita.
In ogni caso, "Macelleria Mobile di Mezzanotte" è pur sempre un ottimo inizio per un'antologia fuori dal comune.
Il Ciarliero e Jack
In "Il Ciarliero e Jack", il registro cambia completamente. Tra tutte, questa è la storia che mi ha fatto ridere di più. Mi ha ricordato tantissimo il romanzo scritto a quattro mani da Terry Pratchett e Neil Gaiman, "Buona Apocalisse a tutti!".
Se ve lo siete perso, recuperatelo: il divertimento è garantito.
Ma torniamo a noi. Nel racconto di Barker, l'antagonista è forse il personaggio meglio caratterizzato. E che, nonostante le sue malefatte, vi susciterà immediata simpatia.
Per non parlare del plot twist centrale: introdotto sottilmente dall'autore, vi lascerà letteralmente a bocca aperta. Vi giuro che ho dovuto leggere più volte quel passaggio, per essere sicura di aver afferrato davvero il concetto
Diciamo che, tra tutti, questo è il racconto più leggero. O almeno, lo è rispetto a ciò che viene dopo.
Mai dire maiale
"Mai dire maiale" è il racconto più agghiacciante dell'intera antologia. Nonché quello con una struttura più classica: a fronte di una strana situazione iniziale, il protagonista si sente in dovere di indagare su ciò che sta realmente accadendo.
In realtà, non ci vuole molto per capire qual è la situazione. Eppure, è impossibile non provare un certo smarrimento dopo un po'. Barker non offre appigli e lascia che sia il lettore a trarre le sue conclusioni. Tant'è che, personalmente, ancora adesso non so se ciò che ho letto fosse la "verità" o solo il frutto dell'immaginazione dei personaggi.
Altra nota positiva è l'estrema tensione che si percepisce già dalle prime righe. E che cresce costantemente per tutta la narrazione, culminando in un climax capace di lasciare il lettore senza fiato.
Sesso, morte e stelle
Questa storia di distingue dalle altre per il senso di malinconia che trasmette. I temi della decadenza, dell'invecchiamento, della morte e dello scorrere inesorabile del tempo trovano, nell'ambiente del teatro, uno sfondo perfetto, oltre che unico. Qui Barker è abbastanza chiaro nelle sue intenzioni, ed esplicito nelle spiegazioni. La narrazione, quindi, scorre molto velocemente e piacevolmente. L'elemento "horror", che comunque c'è, non è solo legato al paranormale.
E' un qualcosa di molto più profondo, strettamente connesso a quello speciale legame tra un attore e il suo palcoscenico. Solo in questo luogo, infatti, l'artista può gettare la propria maschera e indossare quella di un altro personaggio. Così, almeno per la durata della pièce teatrale, cesserà di essere sè stesso e potrà "recitare la vita" di qualcun altro.
In collina, le città
"In collina, le città" è sicuramente un racconto particolare. L'idea alla base di questa storia è forse la più originale di tutto il libro. E Barker la illustra splendidamente, con questa sua tendenza al detto/non detto, che lascia in lettore in balia del racconto, nella speranza di trovare conferma (o forse no), alle sue ipotesi.
E qui la conferma arriva, dopo una scena che mi ha tramesso una tremenda sensazione di disgusto e sudicio. Cosa che ho provato solo leggendo "La ragazza della porta accanto" di Ketchum.
L'unico neo, anche qui come nel primo racconto, è il finale. Spettacolare, certamente. Inaspettato, forse. Ma che non credo di averlo capito del tutto. Avrei preferito (ma questa è una mia opinione personale), una "spiegazione" più diretta.
Però, forse è proprio questo il punto: una spiegazione vera non esiste. E' il lettore che interpreta la storia come meglio crede, in base alle sue percezioni.
Perciò, amici, concludo questa recensione con un invito: leggete anche voi questo libro, e lasciatevi trasportare dalla magia di uno scrittore che definirlo horror "sarebbe come chiamare i Beatles una garage band"**.
Fonti e riferimenti
Foto copertina libro: https://dropseaofulaula.blogspot.com/2012/09/libri-di-sangue-le-stelle-della-morte.html
**Citazione di Quentin Tarantino, dalla quarta di copertina
Foto Clive Barker: https://cronicaszombi.wordpress.com/2008/10/26/1000-novelas-increibles-21000-the-hellbound-heart/
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