Editore: Sperling Paperback
Anno di pubblicazione: 2003
Mia edizione: V edizione febbraio 2006
Formato: brossura con sovraccoperta
Pagine: 442
Genere: horror, distopico, western
Valutazione: 5/5
Indice
Trama
Roland di Gilead, il Prigioniero e la Signora delle Ombre sono impegnati ad acquisire le doti indispensabili per proseguire la ricerca della Torre Nera. Grazie alla guida tenace ed imperturbabile dell'ultimo cavaliere, Eddie e Susannah, (la nuova donna nata dalla fusione di Detta e Odetta) stanno infatti sviluppando insospettabili abilità: Susannah si rivela una pistolera provetta e Eddie riscopre la capacità di sentire la voce nascosta delle cose. Ma soprattutto i tre stanno imparando a fidarsi reciprocamente, via via sempre più consapevoli che la loro diversità è la loro forza, la forza del ka-tet, cui però manca ancora un elemento […]
Chi è Stephen King?
Stephen Edwin King nacque a Portland il 21 settembre 1947. Trascorse un'infanzia e un'adolescenza burrascose, alle quali farà spesso riferimento nei suoi romanzi.
Raggiunse il successo con la pubblicazione di "Carrie" nel 1974, a cui seguirono "Le notti di Salem" e "Shining", altri suoi grandi capolavori.
Negli anni '80, a causa della dipendenza da alcool e droga, intraprese un percorso di disintossicazione durato più di un anno.
Nel 1999 rimase vittima di un gravissimo incidente, che lo portò a pensare di ritirarsi dalla scrittura. Fortunatamente cambiò idea, ma quell'esperienza lo segnò profondamente.
Nel corso degli anni, vinse numerosissimi premi e riconoscimenti. Molti suoi libri furono trasformati in film diretti da registi famosi, e in alcuni casi lo stesso King ne curò la sceneggiatura.
Oggi vive nel Maine con la moglie Tabitha, anche lei scrittrice. Insieme hanno tre figli: Naomi Rachel, Joseph Hillstrom (Joe Hill) e Owen Philip.
Introduzione
Buongiorno, amici lettori! Prosegue il mio viaggio alla (ri)scoperta della Torre Nera.
Leggere, o meglio rileggere, questa saga è stato per me come rivedere un amico che non sentivo da tanto tempo, di quelli a cui mandiamo qualche messaggio o facciamo qualche telefonata, ma che non vediamo l'ora di incontrare di persona alla prima occasione.
Un'esperienza che, nonostante l'avessi già vissuta in tenera età e ritentato agli albori di questo blog, ora sento il bisogno di continuare.
Che ne dite? Siete pronti per seguirmi in questo progetto di rilettura impegnativo, ma molto soddisfacente?
Recensione
La storia
"Terre Desolate" incomincia esattamente là dove eravamo rimasti con il secondo libro: in quella frazione di bosco vicino al Mare Occidentale, costato a Roland ben due dita della mano destra.
Finalmente il pistolero e il suo ka-tet sono pronti per partire alla ricerca della Torre Nera, affrontando un viaggio che sarà (inutile dirlo) irto di pericoli, ma anche ricco di tante novità e, perchè no, di qualche momento commovente.
Ci inoltreremo quindi sempre più nel Medio-Mondo, cavalcando sulla schiena dei mesi e delle stagioni, seguendo il percorso che King ha tracciato per noi e per il pistolero (e che, lasciatemelo dire, inizia subito con il botto), fin dentro al cuore della saga.
Lungo la strada scopriremo poi qualcosa in più su questo strano universo, in cui scienza, tecnologia, esoterismo, superstizione e magia si muovo sullo sfondo di uno scenario tipico dei grandi spaghetti western (ai quali King, per sua stessa ammissione, si è liberamente ispirato), e che presenta indubbi collegamenti con il nostro, giusto appena accennati nel corso di "La chiamata dei tre".
Perchè amici, ammettiamolo: il tema del multiverso e dei paradossi temporali è uno dei più noti e utilizzati, specialmente nei romanzi di fantascienza, mentre lo è molto meno nei romanzi horror. King è riuscito, come diceva una vecchia serie tv, a prendere il meglio dei due mondi, creando un qualcosa di unico, capace ancora oggi di regalare intense emozioni nonostante gli anni trascorsi.
Non penso sia il caso di dirvi di più, altrimenti vi bruciate la sorpresa e il gusto di un'ottima lettura. L'unica cosa che vi consiglio di fare è di leggere questo libro e la sua recensione solo dopo aver affrontato la lettura degli altri due.
I personaggi
Come vi accennavo prima, i protagonisti di questo romanzo sono sempre loro: Roland, Susannah e Eddie, più un quarto di cui non posso parlarvi ora altrimenti rischio lo spoiler.
Concentrandoci quindi sui membri originari di questo gruppo, la prima cosa che si nota è una decisa evoluzione nella loro figura, non solo perchè Eddie non è più dipendente dalla droga e Susannah ha messo a tacere le sue personalità.
Tanto l'uno quanto l'altra non sono più dei semplici cittadini di New York, ma stanno diventando in tutto e per tutto dei veri pistoleri. E' lo stesso King che ce lo fa capire, grazie alla sua capacità di scavare a fondo nella psicologia dei personaggi, spremendoli come un limone maturo fino ad estrarre tutto il succo.
Sono i dettagli infatti a rendere grandi le opere di King. L'autore sottopone ogni singola situazione o personaggio ad una specie di vivisezione letteraria, scomponendoli in tanti piccoli pezzetti fatti passare sotto il microscopio della sua formidabile mente, riferendo poi i risultati a noi lettori.
Eddie e Susannah quindi non sono delle semplici macchiette sulla carta: sono persone reali, calate nel contesto esattamente come potrebbe accadere a noi. Le loro reazioni, il loro modo di pensare, di interpretare e di reagire a ciò che li circonda è assolutamente coerente e verosimile con le regole che governano il mondo del pistolero, tanto da dimenticarsi di stare leggendo un libro. Il quale diventa quindi una vera e propria finestra su quest'area dell'universo kinghiano.
Ovviamente, quanto ho detto finora vale anche per Roland. Ultimo rappresentate della stirpe dei pistoleri (o almeno così credeva), Roland è una figura decisamente unica. E' dotato di un'anima ruvida come la carta vetrata, spietato come pochi, costantemente concentrato sul suo obiettivo e assolutamente pronto a compiere tutti i sacrifici necessari per raggiungerlo.
Tutto il suo agire è guidato da un'unica certezza: là fuori ci sono forze più grandi di lui, forze che agiscono a livelli inconcepibili per l'essere umano. E' inutile cercare di capirle, come come è inutile cercare di combatterle.
Roland quindi non è di certo il classico eroe dei poemi epici. Eppure, King riesce in questo romanzo a donargli un ulteriore spessore, sviscerando un lato di lui rimasto finora nascosto sotto la superficie, molto più di quanto avesse fatto nei primi due volumi.
Roland, oltre a essere a tutti gli effetti il maestro e la guida di Eddie e Susannah, ha imparato ad accettare senza discutere ciò che il destino (o il ka) ha in serbo per lui, senza soffermarsi troppo sul perchè o sul percome. Nel suo universo non c'è tempo per le domande inutili.
[…] Per ogni cosa che so, ce ne sono cento che ignoro. E' un fatto che voi due dovete imparare ad accettare. Il mondo è andato avanti, diciamo noi. Quando si mosse, lo fece come una grande onda che si ritira, lasciando dietro di sè solo i resti di una distruzione, relitti che talvolta appaiono come una mappa.
Tuttavia, il pistolero è anche consapevole che non ce la può fare da solo. Ed è proprio questo il fulcro su cui si regge il romanzo. I protagonisti stanno imparando finalmente a fidarsi l'uno dell'altro, a conoscere le rispettive debolezze e i punti di forza. In altre parole, stanno diventando amici.
Un processo lungo e di certo non privo di difficoltà, che King ricostruisce perfettamente grazie alla sua scelta di regalare maggiore spazio agli altri membri del ka-tet, liberi finalmente di dire la propria e di occupare nel cuore di noi lettori il ruolo che spetta loro, esattamente come Roland.
Io non miro con la mano; colei che mira con la mano ha dimenticato il volto di suo padre. Io miro con l'occhio […]. Io non sparo con la mano; colei che spara con la mano ha dimenticato il volto di suo padre. Io sparo con la mente […]. Io non uccido con la pistola; colui che uccide con la pistola ha dimenticato il volto di suo padre. Io uccido con il cuore.
Ambientazione
Come in tante altre opere di King, l'ambiente diventa esso stesso un personaggio. La storia di "Terre Desolate" si svolge nel tipico scenario di un film distopico o post-apocalittico, permeato da un'aura di malinconia e di abbattimento generale che ci accompagnerà per tutta la narrazione.
Un contesto duro quindi, aspro, paragonabile a un animale vecchio e morente che, nonostante stia esalando gli ultimi respiri, è alla continua ricerca di un modo fantasioso per fare fuori chiunque lo disturbi. Un mondo che non ammettere errori, nè tantomeno li perdona, e dove basta un solo passo falso per fare una fine amara.
Detriti, desolazione, marciume, saranno perciò i nostri compagni nel corso di queste circa 400 pagine. Insieme a Roland e al suo ka-tet attraverseremo strade e sentieri circondati dalle antiche vestigia di un mondo passato, e che ora non è più.
Grazie alla cura di King per i dettagli avremo infatti la netta sensazione di essere pure noi lì, fianco a fianco ai nostri eroi, vedendo, udendo e assaporando esattamente ciò che vede, sente e assapora ognuno di loro, al punto da sentire sulla sulla nostra pelle il calore del fuoco e il dolore delle ferite, e in bocca il sapore della polvere.
Stile di scrittura
Oltre al filo conduttore di questa serie di romanzi e il modo in cui King lo sviluppa, altro elemento caratteristico è lo stile di scrittura adottato dall'autore, unico e inconfondibile: diretto, duro, spietato e crudele, non lesina certo sulle volgarità, che però contribuiscono a rendere tutto più credibile (chi di noi, di fronte a quello che i nostri sono costretti ad affrontare, non userebbe espressioni un po' colorite?),
Leggendo questo libro sperimenteremo perciò una vasta gamma di emozioni ai massimi livelli, sia di tensione che di commozione. E credetemi che quando ci si mette, il nostro King sa farci piangere. Questo anche grazie alla sua capacità di fare su e giù tra registri linguistici decisamente bassi e altri di livello eccelso, a seconda dei contesti e ai soggetti su cui si concentra la sua attenzione.
King è infatti capace di adattare il suo registro linguistico alla situazione o al personaggio di turno, che si tratti di un adulto, di un bambino o di un anziano. E' un autore decisamente poliedrico, capace di spingersi con la narrazione fin nei meandri più remoti della mente umana, per tirarne fuori tutto quello che c'è, compreso ciò che forse è meglio resti dov'è.
Sa perfettamente come tenerci sulle spine, creando uno stile narrativo originale, quasi chimerico. Infatti pur adottando una narrazione in terza persona, mischia elementi tipici di una narrazione in prima persona, donando al romanzo una consistenza e una profondità che ben poche volte ho visto eguagliare.
Conclusioni
Come diceva Leopardi "altro dirvi non vo'". Spero tanto che abbiate gradito questa recensione, e di essere riuscita a trasmettervi anche solo in minima parte ciò che questo libro e in generale le opere di King mi fanno provare. E spero anche tanto che pure voi possiate un giorno sperimentarlo.
Alla prossima recensione!
Fonti
Citazione di Giacomo Leopardi tratta da "Il sabato del villaggio"
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