Autore: Stephen King
Anno di pubblicazione: 1982
Primo editore: Donald M. Grant Publisher
Mia edizione: VII edizione febbraio 2006
Genere: narrativa fantasy, western, fantascienza, horror
Valutazione: 4/5
Informazioni generali
L'uomo in nero fuggì nel deserto, e il pistolero lo seguì
Questo è l'incipit de "L'ultimo cavaliere", il primo romanzo della serie "La Torre Nera". Fu inizialmente pubblicato in sei parti sulla rivista The Magazine of Fantasy and Science Fiction dal 1978 al 1981. Nel 1982 fu riunito in un unico volume, edito dalla piccola casa editrice Donald M. Grant Publisher. Nel 1988 fu rieditato per la grande distribuzione. Infine nel 2003, per rendere il romanzo coerente con il resto della serie, fu pubblicata un'edizione ampiamente rivista e modificata.
Trama
Se avete letto il mio precedente post sull'argomento*, saprete già che il protagonista della vicenda è Roland Deschain di Gilead, ultimo superstite di una secolare stirpe di pistoleri. Il mondo in cui vive Roland è "andato avanti": guerre, carestie e devastazioni hanno fatto sparire quasi del tutto la tecnologia esistente, riportandola ad un livello pari a quello del Far West. Roland deve inseguire "l'Uomo in nero" attraverso il deserto, popolato da demoni e mutanti. Qui, in uno sconfinato ambiente post-apocalittico, il bene e il male si scontreranno in un'epica battaglia, preludio di una serie di romanzi che ha incantato il mondo intero.
Recensione
ATTENZIONE: POTREBBE CONTENERE SPOILER
Devo essere sincera: questo romanzo è terribilmente confusionario e strano. Quando l'ho letto la prima volta, mi sembrava quasi di aver iniziato a guardare un film mai visto, partendo dal secondo tempo. Ho dovuto affrontarlo un'altra volta per apprezzarlo appieno. Una delle maggiori difficoltà che ho incontrato a suo tempo deriva dal fatto che King è molto tirchio con i dettagli. Per esempio:
Dell'uomo in nero e dei motivi che spingono Roland a seguirlo, ci viene rivelato ben poco.
La storia narrata non segue un percorso lineare.
I personaggi non sono molto caratterizzati.
Le informazioni riguardanti il mondo in cui il pistolero vive non sono per niente esaustive.
Ma non dovete farvi scoraggiare, anzi. Come ho già accennato nel mio precedente post su questo stesso tema, "L'ultimo cavaliere" è indispensabile per una piena comprensione delle storie successive e di molti altri romanzi del Re. In questo primo episodio della serie iniziamo, anche se con difficoltà, a comprendere il carattere di Roland, e soprattutto la sua personalità. Impariamo che quando si mette in testa di raggiungere un obiettivo, niente lo potrà fermare. Ci viene inoltre raccontato un momento fondamentale della sua infanzia, l'equivalente per noi al "diventare uomo". E infine, cominciamo a notare alcune infiltrazioni del male che a poco a poco distruggerà tutto ciò che il pistolero conosce, rendendolo "l'ultimo".
Lo stile duro e spietato di King è oltremodo evidente, così come anche la sua ammirazione per un altro grande scrittore del '900: J. R. R. Tolkien. Vi avevo già fatto notare, sempre nel mio precedente post, che nella nuova prefazione all'edizione del 2003 (cioè la mia), lo scrittore dice chiaramente di aver letto Tolkien e di esserne stato rapito. Anzi, definisce il suo libro come un figlio de "Il Signore degli Anelli". La qual cosa emerge in modo chiaro e netto.
Una delle prime similitudini che si possono notare tra questa serie e i romanzi di Tolkien è la capacità degli scrittori di creare un mondo che si collega con il nostro, per quanto in modo diverso l'uno dall'altro. Tolkien sviluppa una vera e propria mitologia per la sua Arda (la Terra), che racconta gli eventi passati fino ad arrivare al viaggio di Frodo al Monte Fato. Nel caso di King, la storia è prevalentemente concentrata sul "dopo", piuttosto che sul "prima":
Vi sono poi alcune analogie anche tra i personaggi. Per quanto riguarda nello specifico "L'ultimo cavaliere", Roland è evidentemente l'Aragorn tolkieniano. Anche lui, infatti, è l'ultimo discente di una lunga stirpe di re. Tuttavia, mentre il suo destino è abbastanza chiaro, altrettanto non vale per il pistolero. Inoltre, in Aragorn è presente un barlume di speranza per sé e per il suo popolo, nonostante le avversità. Essa è rappresentata, oltre che dalla distruzione dell'Unico Anello, anche dal germoglio dell'Albero Bianco di Minas Tirith, che Aragorn coglierà insieme a Gandalf. Il pistolero, a sua volta, è all'apparenza un personaggio completamente disincantato: ne ha passate tante, troppe per aspettarsi ancora qualcosa di buono. Eppure anche in Roland la speranza non è del tutto morta. Forse, se riuscisse a raggiungere l'Uomo in nero, potrebbe ottenere le risposte che cerca.
Collegamenti con altri libri
I riferimenti a questo ciclo di romanzi nelle altre opere del Re sono moltissimi. Per quanto riguarda in particolare "L'ultimo cavaliere", vi segnalo "Mucchio d'ossa" e "L'ombra dello scorpione". Lascio a voi il piacere di individuarli.
Curiosità
Come vi accennavo nella prima parte del post, questo libro è stato ripubblicato nel 2003, con alcune modifiche rispetto alle edizioni precedenti. Vi riporto qui sotto le più significative, anche se vi consiglio caldamente di leggere prima il romanzo:
Roland legge una rivista a Tull. Successivamente, ci verrà detto che la carta scarseggia nel suo mondo
Inizialmente il padre di Roland si chiamava Roland il Vecchio, nome poi trasformato in Steven Deschain.
Alcuni riferimenti temporali sono stati cambiati: per esempio il periodo trascorso dalla caduta di Gilead.
Roland viene reso più umano nel momento in cui spara ad Allie a Tull. Nella prima versione, lei lo supplica di non ucciderla. Nella seconda versione invece, lo prega di farlo.
La città di Farson viene trasformata in Taunton, perchè Farson comparirà nei romanzi successivi della serie.
Nella versione originaria, Roland non ha alcun dubbio che Walter o'Dim sia morto, e che lui e Marten Broadcloak fossero due persone diverse. Nella seconda versione, Roland mette in dubbio entrambe le cose.
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