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Immagine del redattoreElena Barocelli

La signora dello zoo di Varsavia - Una storia vera


Editore: Sperling & Kupfer

Anno di pubblicazione: 2007

Mia edizione: edizione Mondolibri, febbraio 2018

Formato: cartonato con sovraccoperta

Pagine: 333

Genere: saggio, storico

Valutazione: 5/5



Indice



Trama (dal libro)

Varsavia, 1939. Antonina Żabińska e suo marito, il dottor Jan Żabiński, gestiscono lo storico zoo della città con cura e dedizione. Quando la Polonia viene invasa dai nazisti, però, oltre ai bombardamenti e all'occupazione la coppia è costretta a sottostare anche al nuovo capo zoologo nominato dal Reich, Lutz Heck, che prevede un programma di allevamento selettivo per la struttura. Reagendo allo sgomento, i due coniugi si impegnano prima a salvare gli animali superstiti e poi, quando la violenza nazista si accanisce contro gli ebrei, non esitano a trasformare lo zoo e i suoi sotterranei in un rifugio per i perseguitati. All'odio per chi è diverso e alla follia di voler imporre alla natura un disegno mitomane, Antonina e Jan oppongono l'amore e il rispetto per la vita e per gli esseri umani, a costo di mettere in pericolo la propria famiglia. Grazie a loro, più di trecento ebrei e militanti della Resistenza polacca riusciranno a sfuggire alla furia nazista e a mettersi in salvo. Basandosi sul diario di Antonina e su molte altre fonti storiche, l'autrice ha recuperato dall'oblio una storia vera di coraggio e compassione, che getta una luce di speranza su uno dei periodi più bui per l'umanità.


Chi è Diane Ackerman? (dal libro)


Diane Ackerman

Diane Ackerman, autrice di libri di saggistica e raccolte di poesie, vive nello stato di New York. Suoi articoli e saggi sono apparsi sul "New Yorker", sul "New York Times", sul "National Geographic" e su molte altre riviste. Tra i numerosi premi vinti per il suoi libri, anche l'Orion Book Award per "La signora dello zoo di Varsavia", per settimane nella classica dei bestseller del "New York Times" e ora un film diretto da Niki Caro e interpretato da Jessica Chastain.


Introduzione

Ogni lettore accanito lo sa: per quanti libri si legga, ce ne sarà sempre qualcuno che non si ha mai avuto il coraggio di affrontare.


A me è successo proprio con "La signora dello zoo di Varsavia": comprato anni fa, e mai aperto. Fino ad ora, almeno.


Recensione

Il tema

Ad una prima occhiata, questo libro potrebbe sembrare un altro romanzo sull'Olocausto, come se ne trovano tanti in giro. E invece non è così. Prima di tutto perchè non si tratta di un romanzo, bensì di un saggio.


Lo dimostrano l'assenza di dialoghi e lo stile narrativo dell'autrice. Le vicissitudini di Antonina e Jan Żabiński non sono state rielaborate o "romanzate". Anzi, l'autrice ha cercato di riportarle nel modo più fedele possibile.


Ciò significa che non troverete momenti di tensione estrema, o scene particolarmente drammatiche. La lettura scorre lenta e lineare, senza eccessivi scossoni.


L'autrice racconta ai suoi lettori la verità nuda e cruda di ciò che è stato, mettendoci poco o niente di proprio. Ma riuscendo lo stesso a trasmettere la sottile e penetrante sensazione di paura e insicurezza di quegli anni.


Personalmente, ho trovato questo libro illuminante. E alla luce di quanto ho letto, non posso che esprimere tutta la mia ammirazione per i due coniugi.

La loro vicenda si è persa tra le pieghe della storia [...]. Ma nella Polonia del tempo di guerra, quando perfino offrire un bicchiere d'acqua a un ebreo assetato era punibile con la morte, il loro eroismo risulta ancora più sorprendente.

I coniugi Żabiński

Come potete leggere nella trama, gli Żabiński erano i custodi dello zoo di Varsavia: un tempo punto di riferimento per moltissimi polacchi, fu poi utilizzato dagli occupanti nazisti come centro di ricerca per un progetto folle.


L'idea era quella di riportare in vita animali estinti ritenuti "puri", che gli ariani avrebbero potuto cacciare al termine del conflitto. Sfruttando la situazione, e correndo enormi pericoli, Jan e Antonina trasformarono la villa in cui abitavano all'interno dello zoo in un porto relativamente sicuro per moltissimi ebrei, soprattutto quelli fuggiti dal Ghetto.


Attenzione, però: il libro non si limita solo a raccontare le gesta dei due coniugi. Gli Żabiński erano a tutti gli effetti un ingranaggio dell'immensa macchina della Resistenza polacca.


Diane Ackerman ne analizza l'attività in modo molto preciso e attento. E questo è anche uno dei motivi per cui il saggio mi è piaciuto così tanto. Buona parte dei libri che ho letto sulla Seconda Guerra Mondiale sono stati scritti da prigionieri sopravvissuti ai campi di sterminio.


In questo caso, invece, Diane Ackerman si concentra su un aspetto diverso, ma altrettanto importante.


Un saggio ricco di informazioni

Altra caratteristica che contraddistingue il libro è l'attento lavoro di ricerca svolto dall'autrice.


La fonte principale su cui si è basata é il diario personale di Antonina. Diane Ackerman ne riporta lunghi brani, rendendo così partecipe il lettore della vita quotidiana all'interno della villa.


Ma non finisce qui: la scrittrice ha intervistato testimoni, visitato musei, letto libri e incartamenti ufficiali.

La quantità di notizie che é riuscita a raccogliere é spettacolare. Così come la sua abilità nell'adoperarle in modo chiaro e preciso.


Diane Ackerman utilizza, infatti, una scrittura pulita, limpida, diretta e a tratti poetica. Si nota fin da subito la sua speciale attenzione per i particolari. Cosa che, visto il tema trattato, non posso che apprezzare.


Nello specifico, l'autrice si concentra proprio sulla figura di Antonina. Era letteralmente la regina della casa. Si occupava delle esigenze dei fuggiaschi e della sua famiglia allo stesso modo. Cercando costantemente, nonostante la situazione tragica, di mantenere viva l'allegria.


Una vera forza della natura, la cui personalità è stata ricostruita in modo superbo da Diane Ackerman. Sono assolutamente convinta che Antonina sia stata indispensabile per dare a questa storia un lieto fine.


Nota negativa

L'unico punto debole che mi sembra giusto segnalare è questo: proprio perchè si tratta di un saggio, in alcuni punti l'ho trovato un po' troppo tecnico. Mi è capitato di leggere passaggi molto interessanti, e altri più noiosi.


Ci tengo, però, a precisare che si tratta solo del mio gusto personale. Il volume è veramente molto valido, capace di portare alla luce una storia a lungo dimenticata, e che merita assolutamente di essere conosciuta.


Curiosità

  • "La signora dello zoo di Varsavia" non è il primo titolo di questo libro. In origine era stato pubblicato come "Gli ebrei dello zoo di Varsavia". Dopo l'uscita del film in Italia, il titolo è stato cambiato. A me, in realtà, piace di più l'originale inglese, "The zookeeper's wife", perchè mi sembra più coerente con il contenuto.

"Gli ebrei dello zoo di Varsavia", primo titolo dell'opera

  • Se ricordate, qualche tempo fa avevo recensito il romanzo "La ragazza dei fiori di vetro" di Tilar J. Mazzeo. La protagonista, Irena Sendler, era un'assistente sociale anche lei facente parte della Resistenza polacca. Grazie al suo intervento, moltissimi bambini ebrei rinchiusi nel Ghetto di Varsavia sono stati fatti evadere e sono sopravvissuti alla guerra.

Irena era un'amica intima di Antonina Żabiński: andava spesso a farle visita, e dopo il suo arresto divenne ospite fissa della villa.


Nel romanzo "La ragazza dei fiori di vetro" c'era un piccolo accenno a questa curiosità. Ma solo leggendo "La signora dello zoo di Varsavia" i miei sospetti hanno avuto conferma. E io adoro trovare questi collegamenti tra i libri.


Vi suggerisco caldamente di leggerli entrambi: sono tutti e due ottimi documenti per conoscere meglio questo particolare periodo storico.


Fonti

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