Autore: Tilar J. Mazzeo
Anno di pubblicazione: 2017
Mia edizione: Prima edizione, 10° ristampa, 2019, Piemme Voci
Genere: biografia, storico
Valutazione: 5/5
Chi è Tilar J. Mazzeo?
Tilar J. Mazzeo è una scrittrice e storica culturale. Attualmente ricopre la carica di Professeure Associée presso Département de Littératures et Langues du Monde at the Université de Montréal in Canada. Dopo aver ottenuto la doppia cittadinanza canadese-statunitense, si è sposata con il dr. Robert Miles, professore di lingua inglese di nazionalità canadese. Ora vive a Saanichton, nella Columbia Britannica.
Trama (dalla quarta di copertina)
Erano ormai migliaia i nomi scritti su sottili cartine da sigaretta. Una lista di oltre 2.000 nomi di bambini ebrei con accanto le identità false che li avrebbero salvati. Da quando i nazisti avevano creato il ghetto di Varsavia, Irena aveva convinto i loro genitori ad affidarglieli per nasconderli presso famiglie cattoliche o conventi in tutta la città e la campagna. A guerra finita l'archivio, come lo chiamava lei, sarebbe servito a restituire ai bambini la loro identità. Pochissime persone erano al corrente dell'esistenza di quelle liste, erano informazioni troppo pericolose da condividere. Il giorno in cui viene prelevata e condotta al quartier generale della Gestapo di Varsavia, Irena è terrorizzata. Nell'autunno del 1943, nella Polonia occupata dai nazisti, e forse in tutta Europa, non esisteva un posto più spaventoso di quello. Tutti sapevano cosa succedeva là dentro, e lei pregava di farcela a reggere alla tortura, di non tradire nessuno. Molte vite dipendevano da lei. I suoi compagni della rete clandestina, il suo amato Adam, anch'egli nella resistenza, tutti i polacchi che offrivano il loro aiuto. E soprattutto i bambini. Solo lei poteva decifrare quegli elenchi e se le fosse successo qualcosa, tutto sarebbe andato perduto. Mentre l'auto si avvicinava alla sua lugubre destinazione, Irena pensava che doveva farcela, l'aveva promesso a quei genitori che erano saliti sui treni per Treblinka con l'unico sollievo di aver messo in salvo i loro figli. Ancora non sapeva che solo quell'esercito di bambini indifesi e nascosti poteva salvarla.
Recensione
Sono venuta a conoscenza di questo libro grazie ad un'iniziativa della biblioteca del mio paese. In occasione della Giornata della memoria (27/01/2022), la biblioteca regalava il libro "Il maestro di Auschiwitz" di Otto Kraus (io ho letto e recensito il libro della moglie, Dita Kraus: link). Insieme a questo romanzo, mi è stato dato un elenco di altre letture sul tema Olocausto, tra cui veniva segnalato anche "La ragazza dei fiori di vetro". Il titolo mi aveva incuriosita, perciò ho deciso di prenderlo in prestito, l'ho letto e... beh, eccoci qui.
Il libro è una biografia romanzata della vita di Irena Sendler, con un'attenzione particolare al periodo della Seconda Guerra Mondiale. Fin dalla prima pagina, si può notare il metodico lavoro di ricerca dell'autrice, confermato anche dal lungo elenco delle fonti riportato alla fine del libro.
Lo stile di scrittura è a tratti simile a quello di un libro scolastico. In più di un'occasione la Mazzeo ripete cose di cui aveva parlato in precedenza (ad esempio, rispiegando più volte chi siano determinate persone).
L'autrice infatti si propone come narratrice onnisciente, anticipando eventi che verranno trattati successivamente nel corso della storia. Tuttavia, il romanzo non risulta mai noioso, anzi: questa tendenza alla ripetizione secondo me è molto utile per non perdersi nel corso della lettura (cosa estremamente facile, data la grande quantità di informazioni, date e nomi contenuti nel libro).
I fatti sono esposti in modo preciso: ogni capitolo è accompagnato dall'indicazione del periodo di tempo in cui gli eventi si collocano (es: Varsavia - 1941-1942), e la capacità descrittiva dell'autrice dà al romanzo una marcia in più. La Mazzeo riesce infatti ad arrivare dritta al cuore delle vicende, senza troppi giri di parole.
Questo facilita notevolmente il lettore nella contestualizzazione dei vari episodi e passaggi riportati nel libro, soprattutto nelle parti più propriamente "storiche". Infatti, condizione necessaria per apprezzare appieno la lettura è avere una minima infarinatura del contesto socio-politico che caratterizzò la Polonia prima, durante e dopo l'occupazione tedesca.
Le azioni della protagonista sono appunto una diretta conseguenza del clima in cui è nata e cresciuta, nonché del suo percorso di studi e degli ambienti frequentati. E si, anche della sua vita privata e sentimentale: per quanto non si tratti di una storia romantica, l'amore che Irena provava per il suo Adam ha guidato in parte le sue scelte.
Un altro aspetto che si coglie nella lettura del libro, è il profondo rispetto che l'autrice nutre nei confronti di Irena, della sua rete, e della resistenza polacca in generale. Lo dimostra questa frase:
Fu innegabilmente un'eroina […] e tuttavia non una fu una santa. Trasformare la vicenda di Irena in un racconto agiografico sarebbe irrispettoso della sua autentica complessità di essere umano e della difficoltà delle sue scelte.
La Mazzeo infatti specifica che Irena non era un super eroe, ma un essere umano, con i suoi difetti e le sue paure. Nonostante abbia realizzato un progetto straordinario, Irena si è più volte sentita in colpa: per non essere come la società voleva che fosse, per la sua travagliata vita amorosa, per il pericolo costante in cui metteva la madre, tenuta quasi sempre all'oscuro ogniqualvolta intraprendeva un'azione per salvare un bambino. Il successo delle sue gesta e di quelle dei suoi collaboratori si deve infatti anche ad una buona dose di fortuna e di incoscienza da parte della stessa Sendler, che ha rischiato più volte la vita.
Irena e i suoi aiutanti agivano in base a ciò che ritenevano giusto, ma pagando per questo un prezzo altissimo, in termini di serenità, sicurezza personale e altrui, e rapporti umani. Irena aveva all'epoca poco più di trent'anni: è impossibile votarsi ad una causa così pericolosa, senza uscirne in qualche modo ammaccati, nel corpo e nello spirito.
Il libro quindi è un lungo tributo al coraggio di persone straordinarie, donne e uomini che durante la Seconda Guerra Mondiale non hanno chinato la testa dinanzi alle ingiustizie, ma hanno combattuto per difendere persone innocenti, la cui unica colpa, come è solita dire la senatrice Liliana Segre, era solo quella di "esser nati".
Altra cosa che ho molto apprezzato nella lettura di questo libro, è che tratta di argomenti di cui spesso (e purtroppo) non si parla. Io stessa sapevo solo che a Varsavia, durante la guerra, era stato costruito un ghetto, poi distrutto dai nazisti, e che c'era stata una rivolta. Ma nulla di più.
Questo libro, invece, mi ha fatto imparare cose che nuove, regalandomi quindi una conoscenza sicuramente più profonda di prima riguardo al periodo della Seconda Guerra Mondiale in Polonia e soprattutto di Varsavia. Questa città rappresenta in un certo qual modo un punto di contatto delle vicende di tanti altri sopravvissuti all'Olocausto.
Tanto per farvi un esempio, la stessa Irena era solita andare a trovare i suoi amici dello zoo di Varsavia, protagonisti del libro "Gli ebrei dello zoo di Varsavia" di Diane Ackerman, da cui è stato tratto il film con Jessica Chastain. Non ho ancora avuto occasione di leggerlo, né tantomeno di vedere il film, ma spero di fare entrambe le cose al più presto.
In più, in un passo viene citata la cantante di cabaret ebrea Wiera Gran, cugina acquisita di una delle ragazze della cerchia di Irena. Ecco, ad un certo punto si scopre che Wiera cantava in un locale del ghetto accompagnata al piano da Władysław Szpilman.
Quest'ultimo è il soggetto del famoso film "Il pianista", di Roman Polanski, con Adrien Brody nel ruolo del protagonista. Il film è tratto dall'omonimo libro, che racconta della tragica esperienza vissuta in prima persona dal musicista ebreo nella Varsavia occupata.
Conclusioni
A questo punto, penso proprio di avervi detto tutto. Se vi ho incuriosito, e volete saperne di più, non dovete fare altro che leggere il libro. Desidero però lasciarvi con quest'ultima citazione, che credo rappresenti in pieno il cuore del romanzo:
Se potessimo scegliere un epitaffio più elaborato, forse potremmo incidere le parole di Mahatma Gandhi, quando disse che <<un piccolo colo gruppo di spiriti risoluti, animato da una fede inestinguibile nella propria missione, può cambiare il corso della storia>>. Irena e i suoi amici furono così, e questa è la loro storia.
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