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Immagine del redattoreElena Barocelli

La memoria delle ceneri - La libreria del demonio

Aggiornamento: 4 lug 2022


Editore: La Torre dei Venti Editore, collana Ostro

Anno di pubblicazione: giugno 2020

Mia Edizione: giugno 2020

Genere: noir, gotico, horror

Valutazione: 4/5






Gli autori (dal web*)


Daniela Franceschi, per sua gentile concessione
Daniela Franceschi, per sua gentile concessione

Daniela Franceschi, laureata in Storia presso l’Università degli Studi di Pisa, ha discusso la tesi sulle tematiche ebraiche dal 1894 al 1906 nel “Corriere della Sera”. Dal 2007 fa parte del CISE, Centro Interdipartimentale Studi Ebraici Michele Luzzati dell’Università degli Studi di Pisa. Collabora con il sito www.storico.org occupandosi principalmente di Storia contemporanea, di Africa e Medio Oriente. “La memoria delle ceneri” è il suo primo romanzo.

Simone Valtorta
Simone Valtorta

Simone Valtorta è nato a Desio, in Brianza, nel 1974. Laureato in Lettere Moderne all’Università Cattolica di Milano con la tesi “Amico e Amelio nell’agiografia medievale” e, successivamente, in Scienze Religiose presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Milano con la tesi “La nozione cristiana di creazione”. Dal 2004 scrive racconti per l’infanzia e l’adolescenza. Tra i suoi ultimi lavori troviamo:

- I racconti del saggio gufo

- I Cavalieri della Tavola Quadrata

- Sussurri dalla cripta

Tutti e tre sono stati pubblicati da Gedi. In più, ha scritto anche diversi e-book per e con i suoi alunni.


I due autori si sono conosciuti grazie alla loro collaborazione comune al sito di approfondimento storico-culturale http://www.storico.org/ : leggendo i rispettivi articoli, hanno scoperto un reciproco interesse per alcuni argomenti. Inizialmente si sono contattati per telefono, ma ben presto ha prevalso la necessità di incontrarsi dal vivo. È da questi loro incontri che nasce l’idea di scrivere un romanzo a quattro mani.


Trama (dal web**)

Parigi, 1982. In una città cupa e funerea, stretta nella morsa del gelo invernale, si aggira un'entità nota come il Devastatore. È un essere colmo di malvagità assoluta, che per decenni è rimasto nell'ombra, ma ora è pronto a scatenarsi e a colpire chiunque tenterà di opporsi a lui. L'alterazione della realtà e gli elementi sovrannaturali che alimentano, fino all'ossessione, le paure più recondite dell'essere umano, sono gli ingredienti principali di un romanzo neogotico pensato come un intrigante enigma che deve essere risolto passo dopo passo, mettendo in ordine tutti i tasselli prima che sia troppo tardi: una corsa tra le vittime e il predatore, la cui posta è la vita.


Recensione

Innanzitutto, permettetemi di ringraziare di cuore Daniela Franceschi, che si è fidata di me al punto tale da affidarmi questo libro.


E' stata una lettura breve, ma incisiva. La storia è ambientata nella Parigi degli anni '80, ed inizia con il ricevimento organizzato per festeggiare il decennale di un famoso biscottificio della capitale. Ciò che salta subito agli occhi è l'elevatissima capacità descrittiva degli autori, e l'ottima caratterizzazione dei personaggi.


Lo stile di scrittura semplice, ma di grande effetto, unito alla narrazione onniscente, aiutano il lettore ad immedersimarsi sempre di più nella vita di Laure e della sua famiglia. E' impossibile non leggere questo libro tutto d'un fiato.


Il romanzo è inoltre ricco di colpi di scena: nonostante non si tratti del classico giallo alla Agatha Christie, la storia si sviluppa come un vero e proprio thriller. Il lettore è tenuto costantemente sulle spine.

La sensazione generale è quella di qualcosa che si sa che succederà, ma non quando succederà. Nulla è lasciato al caso: tutto prima o poi acquisterà un senso.


Davvero interessante è anche il collegamento tra il presente e il passato, in particolare con le vicende riguardanti l'Olocausto e il Velodromo d'Inverno. Dal mio punto di vista, la Shoah è uno dei temi più difficili da affrontare, ma al tempo stesso uno dei più utilizzati per ambientare i romanzi.


Ho letto nella mia vita talmente tante testimonianze di soppravvissuti a quelle terribili esperienze, da riuscirmi davvero difficile affrontare racconti di finzione che parlano dello stesso argomento. Con questo romanzo invece non è stato così. La realtà storica dei campi di sterminio si intreccia perfettamente con la fantasia dei due autori.


Non è propriamente un libro sull'Olocausto: il romanzo attinge da quei fatti, ma si sviluppa lungo una linea tutta sua. Gli autori sono stati davvero molto abili, e devo dire anche rispettosi, nell'utilizzare un tema così delicato come cornice per il loro libro.


Altri argomenti affrontati nel romanzo sono: i rapporti famigliari, le conseguenze delle proprie azioni, il mondo dell'occulto, l'odio e il perdono. Geniale è poi il colpo di scena finale. Nonostante ad un certo punto sia abbastanza chiaro dove il racconto vuole andare a parare, la sua conclusione mi ha veramente sorpresa. Il romanzo lascia inoltre aperta la via per un seguito (che non vedo l'ora di leggere, se mai ci sarà).


C'è un però: nonostante la coerenza e la scorrevolezza della lettura, in alcuni momenti della narrazione mi sembrava mancasse qualcosa. Mi sarebbe piaciuto che gli autori approfondissero di più alcuni passaggi o scene, che avrebbero sicuramente arricchito il libro.


Al di la di questi piccoli nei, "La memoria delle ceneri" è veramente un buon romanzo. Gli autori sanno sicuramente il fatto loro. Vi confesso che ad un certo punto mi ero dimenticata che il libro fosse stato scritto da due persone diverse. Daniela Franceschi e Simone Valtorta sono riusciti ad amalgamare perfettamente i loro rispettivi stili, creando una storia originale che vale davvero la pena leggere.


Approfondimento***


Immagine del rastrellamento degli ebrei nel 1942, pubblicata da Life
Immagine del rastrellamento degli ebrei nel 1942, pubblicata da Life

Nel romanzo viene citata la triste vicenda della Retata del Velodromo D'Inverno. Per chi non sapesse di cosa si tratta, vi riporto qui alcune informazioni. Tra il 15 e il 16 luglio 1942 furono rinchiusi nel Velodromo D'Inverno ben 13.152 ebrei di nazionalità francese.


Il Velodromo era un grande stadio circolare, nel quale si svolgevano le gare ciclistiche. I parigini lo chiamavano Vel D'Hiv (da Vélodrome D'Hiver). I nazisti intendevano deportare gli ebrei stranieri che si erano rifugiati in Francia per sfuggire alle leggi razziali (circa 22.000 persone), spedendoli direttamente nei lager.


Il ministro del Regime collaborazionista di Vichy, Pierre Laval, suggerì invece ai tedeschi di internare nel Velodromo D'Inverno i gruppi famigliari, compresi i bambini di età inferiore ai 16 anni. I nazisti non lo avevano chiesto, erano interessati solo alle persone di età compresa tra i 16 e 40 anni. Lo stesso Eichman dette la sua approvazione ormai a cose fatte.


Gli ebrei rimasero nel in quell'edificio per 5 giorni, in condizioni sovraffollamento e igienico-sanitarie disumane. I nazisti, per evitare le fughe, avevano chiuso le finestre e più della metà dei bagni. Questo non scoraggiò certo i tentativi di evasione, finiti però con la morte per fucilazione.


I prigionieri furono poi deporartati nei campi di Drancy, Compiégne, Beaune-la Rolande e Pithiviers. Successivamente li trasferirono nel campo di sterminio di Auschwitz, dal quale ne ritornano solo un centinaio. Nessuno dei bambini rinchiusi nel Velodromo si salvò.


Questo fatto storico costituisce per i francesi un vero e proprio tabù, tant'è vero che non se ne parla molto spesso. Sopratutto dopo la demolizione dello stesso Velodromo nel 1959, al posto del quale sorge ora un edificio del Ministero degli Interni.


Nel 1995, l'allora presidente della Repubblica Jacques Chirac ha finalmente riconosciuto, nel suo discorso commemorativo, il ruolo svolto dal Regime di Vichy nella persecuzione, nella cattura e nella deportazione degli ebrei nei lager nazisti. Più recentemente, Il 16 luglio 2017 il presidente Emmanuel Macron ha chiesto scusa, a nome della Francia, per il ruolo svolto dalla polizia nella retata del Velodromo d’Inverno.


Vi segnalo infine due film che trattano della deportazione degli ebrei francesi:

  • Vento di primavera: il titolo deriva dal nome dato dai nazisti all'operazione di cattura e deportazione degli ebrei, appunto "Operazione Vento di Primavera” (Opération Vent Printanier). Tra gli interpreti troviamo anche il grande Jean Reanult.


  • La chiave di Sara: tratto dall'omonimo libro della scrittrice Tatiana de Rosnay, il film racconta la commovente storia di Julia, che si ritroverà ad indagare sul legame tra la sua famiglia e Sarah, bambina ebrea che fu rinchiusa con i suoi genitori proprio nel Velodromo.

Fonti


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