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Immagine del redattoreElena Barocelli

La bambina sputafuoco


Copertina

Editore: Garzanti

Anno di pubblicazione: 2022

Mia Edizione: I edizione febbraio2022

Genere: narrativa contemporanea

Pagine:329

Formato: brossura con alette

Valutazione: 5/5


Indice


Trama

Io mi chiamo Mina e mi piacciono molte cose: denti di leone, tonno in scatola, libri, ricotta, lucciole e soprattutto i draghi, e le fiamme che escono dalla loro bocca. I draghi nessuno li uccide, sono fortissimi e per questo io mi sento una di loro, infatti la prima volta che ho visto Lorenzo non mi sono neanche spaventata. Lui era infuriato, urlava forte e mi ha lanciato un'occhiataccia. Ma io lo so che era solo molto arrabbiato, come me. Stare qui non ci piace per niente e questo è stato un ottimo motivo per diventare amici. Insieme facciamo sul serio. Siamo davvero due brutti ceffi e di fronte a noi se la danno tutti a gambe, perfino la paura. Il nostro mondo ha le regole che abbiamo deciso: ci sono mostri dentro i laghi, gnomi che aspettano il diploma di magia, gocce d'acqua che diventano animali fantastici e licantropi che esistono davvero. Chi non ci crede noi non lo ascoltiamo perché nonostante quello che dicono gli adulti, questa non è immaginazione. Questa è la realtà. Quella migliore per mettere a punto il nostro piano segreto. Un piano di fuga coi fiocchi. Perché io e Lorenzo dobbiamo scappare. Andarcene via dall'ospedale dentro cui viviamo ormai da troppo tempo e raggiungere il mondo fuori. Perché quando rivedremo il cielo, ogni cosa cambierà. Perché quando siamo insieme non ci batte nessuno.

Ci sono esordi che risuonano nel cuore di chi li legge per molto tempo. È così per La bambina sputa fuoco. Noi siamo Mina quando ascoltiamo il bambino che abbiamo dentro. Quando lasciamo che la fantasia ci faccia da guida. Quando ci fidiamo di un'amicizia vera, che non ci fa sentire soli. Tratto dall'esperienza dell'autrice, è un romanzo che insegna come il potere dell'immaginazione possa tirarci sempre fuori dai guai.


Chi è Giulia Binando Melis?

Giulia Binando Melis si è laureata in filosofia con una tesi sulla morte, ma giura di essere un tipo allegro. Di giorno realizza progetti narrativi come creative freelance, di sera è una cantante. Solitamente non fa lo sbaglio di invertire. Nel suo romanzo d'esordio ha raccontato una storia che conosce fin da quando era bambina.


Recensione

La storia

"La bambina sputafuoco" è un libro ricco di paradossi. E' una storia di fantasia, ma anche un po' autobiografica; è una storia drammatica, ma anche divertente; è una storia per grandi, ma raccontata da una bambina.


Ed è proprio quest'ultimo l'aspetto più interessante, nonchè ciò che dà la forma all'intero romanzo. Mina è una studentessa delle elementari che si trova ad affrontare una situazione molto più grande di lei: portata d'urgenza all'ospedale, scopre di essere affetta dal linfoma di Burkitt.


Una notizia del genere e le sue conseguenze sarebbero capaci di abbattere anche gli adulti più forti. Ma non Mina. Grazie alla sua sfrenata fantasia e al suo spirito combattivo, questa ragazzina ci racconta in prima persona la sua storia, dimostrandoci che anche nelle situazioni più buie si può trovare la luce.

E per lei, costretta suo malgrado a stare lontana da tutto ciò che le sta a cuore, questa luce è rappresentata da Lorenzo, il suo vicino di stanza. Tra i due nascerà infatti un'amicizia che valicherà i confini spaziali e temporali, creando un legame che niente e nessuno potrà spezzare.


I personaggi

La protagonista

Mina è il perno attorno al quale ruota tutto il racconto. Anzi, lei è il racconto, infarcito dalla sua innocenza e della sua incoscienza.

Mina è una bambina spontanea, estroversa, simpatica, con una fantasia sfrenata e che ama leggere. Ha sempre la risposta pronta. Ogni cosa che la circonda acquisce un significato tutto suo, che lei interpreta e racconta come solo i bambini sanno fare.


E' chiaro quindi l'intento dell'autrice: Giulia Binando Melis non vuole concentrarsi solo sulla condizione di "bambina malata". Al contrario, crea un personaggio forte e sicuro di sè, certamente non felice di ciò che sta capitando, ma capace di affrontarlo con grinta e determinazione.


Certo, noi lettori adulti capiamo perfettamente la realtà della situazione, anche grazie ad alcuni dettagli che la stessa protagonista inconsapevolmente rivela. Ma proprio grazie alla particolare struttura narrativa del romanzo, questi aspetti passano in secondo piano. La degenza prima e il percorso di cura poi sono descritte e vissute dalla piccola protagonista quasi come un'avventura, con la curiosità e lo straordinario spirito di adattamento che accomuna tutti i bambini.

Ed proprio questo contrasto che rende questo romanzo un capolavoro, capace di trattare un tema tragico come le patologie infantili senza compatimento e autocommiserazione, bensì con lucidità e determinazione.


Il co-protagonista

l co-protagonista di questa storia è sicuramente Lorenzo, vicino di stanza di Mina. Se inizialmente i due non si considerano proprio, finiranno per diventare inseparabili. Tuttavia, rispetto alla bambina Lorenzo è meno caratterizzato. La sua figura è pur sempre filtrata dagli occhi di Mina, tale per cui noi lettori sapremo solo ciò che sa anche lei. Per esempio, non conosceremo mai la malattia di Lorenzo, proprio perchè a Mina non interessa. In lui ha trovato un amico, qualcuno che vive le sue stesse frustrazioni e tristezze, e con cui trascorrere del tempo insieme in un contesto così difficile. Insieme costruiscono un mondo alla loro portata, cercando di trovare un senso a ciò che li circonda, sostenendosi al tempo stesso l'un l'altra.


Gli altri personaggi

Gli altri personaggi ricoprono un ruolo apparentemente secondario, quasi scontato. Cosa, questa, perfettamente normale, considerando il particolare stile narrativo del romanzo.

Tuttavia, l'autrice ci stupisce ancora una volta, riuscendo comunque riconoscere loro il giusto valore anche in questo contesto.


Ciò riguarda in particolar modo la famiglia della protagonista, in primis la madre e il padre. Come dicevo, quando parla di loro e degli sforzi che fanno per lei, Mina dà quasi tutto per scontato, come ogni altro bambino della sua età. Ma noi lettori percepiamo chiaramente l'amore e la forza che trae dai suoi genitori, dai nonni e dalla sorellina. La sua tranquillità deriva infatti dal fatto di sapere di poter contare su di loro per le cose per lei più importanti. E già questo è sicuramente un'ottima forma di aiuto. Come dice l'autrice:

[…] Mina conserva molto dell'ambiente in cui è cresciuta. […] In una situazione del genere nessuno sta in piedi da solo […]

Stile di scrittura

Il particolare stile di scrittura adottato dall'autrice rappresenta la vera forza del romanzo. Il livello di coinvolgimento garantito è altissimo, sicuramente per effetto della narrazione in prima persona. Per non parlare, poi, della mancanza di certezze, derivante dal fatto che la storia si svolge letteralmente sotto i nostri occhi, sicché non possiamo aggrapparci alla speranza che tutto si sia già risolto per il meglio.


Altra particolarità riguarda il registro linguistico adottato, una vera chicca. Coerentemente rispetto all'età della narratrice, il racconto somiglia in tutto e per tutto a un tema scritto da un bambino. Le regole della grammatica italiana non trovano casa in "La bambina sputafuoco". Eppure, questi "errori" non disturbano minimamente la lettura, anzi. La storia scorre velocissima e in modo lineare, senza jumpscare o colpi di scena (eccezion fatta per qualche momento di tensione qui e là).


L'abilità dell'autrice si mostra, però, proprio con la sua capacità di preservare e a risaltare l'innocenza di Mina e il suo essere bambina. La piccola, dall'alto della sua giovane età, parla a noi lettori più adulti con una spontaneità e a volte un'irriverenza che solo finché si è bambini ci si può permettere. Questo contribuisce a creare un'atmosfera quasi magica, a metà strada tra un racconto fantasy e la storia vera che è. Un racconto epico i cui personaggi, se glielo permetterete, vi resteranno tutti nel cuore per un bel pezzo.


[...] i saluti non sono solo d'addio. [...] Questo è un saluto di grazie.

Fonti



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