Autore: Matthew Dicks
Anno di pubblicazione: 2010
Mia edizione: prima edizione Giunti settembre 2012, 6° ristampa del 2016
ISBN: 9788845281174
Genere: narrativa
Valutazione: 5/5
Chi è Matthew Dicks? (dal web)
Scrittore e insegnante di scuola elementare che vive in Connecticut con la
moglie e i due figli. È autore di romanzi bestseller tradotti in oltre venticinque lingue, tra cui L'amico
immaginario (Giunti, 2012), firma rubriche umoristiche su varie testate ed è campione di Slam storytelling. A partire da questa sua passione, ha fondato un'associazione chiamata Speak Up, con la quale ha prodotto diversi show che hanno fatto registrare il tutto esaurito. È stato più volte protagonista dei TED Talks e tiene corsi di public speaking in tutto il mondo, anche in università prestigiose come Yale. Nel 2020 pubblica con Sperling & Kupfer Ventuno verità sull'amore.
Trama (dalla quarta di copertina)
Per Max vivere è una faccenda piuttosto complicata: va in tilt se deve scegliere tra due colori, non sopporta il minimo cambio di programma, detesta essere toccato, persino da sua madre che vorrebbe abbracciarlo molto di più. Del resto ha nove anni ed è un bambino autistico. Per fortuna c'è Budo, il suo invisibile e meraviglioso amico immaginario che non lo abbandona mai e da molto vicino ci racconta la sua storia. Finché un giorno accade qualcosa di terribile: Budo vede Max uscire nel cortile della scuola e sparire nell'auto della signora Patterson, la maestra di sostegno. Lo chiama, gli ordina di fermarsi, lo rincorre, ma è tutto inutile. L'auto sfreccia via e per la prima volta Budo è solo. Da quel momento, di Max non si hanno più notizie. E quando a scuola arriva la polizia per interrogare gli insegnanti, Budo è l'unico a sapere con certezza che la signora Patterson non sta dicendo la verità. Ma nessuno al mondo può sentire le sue parole, nessuno, tranne il suo amico scomparso... Dov'è finito Max? Che cosa può fare Budo per risolvere un mistero più grande di lui e riaverlo con sé?
Recensione
Il mio incontro con questo libro è stato del tutto causale. Sono iscritta ad un sito di scambio libri, e durante uno di questi scambi, tra le varie proposte, c'era anche "L'amico immaginario". Questo titolo mi ispirava fiducia, sicchè me lo sono trascritta e l'ho cercato in biblioteca.
Si tratta di uno dei romanzi più dolci, ma soprattutto commoventi, che io abbia mai letto. La voce narrante appartiene a Budo, l'amico immaginario di un bambino autistico di nove anni, Max. Proprio perchè il narratore è un bambino (nei fatti, Budo ha cinque anni, dato che è stato creato quando Max ne aveva quattro), il registro linguistico utilizzato è molto semplice. Sembra effettivamente di leggere un tema scritto da un ragazzino delle elementari.
Questo è forse uno degli aspetti che mi è piaciuto di più del libro. La coerenza tra i fatti narrati e il modo in cui vengono raccontati è spettacolare. Chi legge può immergersi completamente nel mondo di Budo e Max, tornando per un po' al periodo dell'infanzia. Ed è esattamente ciò che è successo a me.
Il romanzo mi ha fatto ritornare ad un periodo della mia vita molto particolare, in cui anche io avevo disperatamente bisogno di qualcuno come Budo, che mi mostrasse il modo in cui essere me stessa e affrontare le difficoltà che la vita presentava.
Mentre lo leggevo, ho sentito chiaramente due lati di me che si scontravano: quello più adulto, che si rendeva conto della finzione narrativa e degli espedienti trovati dall'autore per rendere più sensata la sua storia; e quello infantile, che credeva (anzi sperava, come solo i bambini sanno fare) che Budo fosse reale nel vero senso della parola.
Il personaggio di Budo è infatti costruito così bene che si fatica a ricordare che è un amico immaginario, una mera proiezione di Max. Nonostante lui stesso lo ripeta più volte (Budo dice all'inizio che lui "sa ciò che sa Max"), è difficile accettare che Budo non esista.
E questo è uno dei temi principali del romanzo. Fino a che punto si può affermare che un amico immaginario non è reale? Davvero qualcosa non esiste solo perché non può essere vista o sentita da tutti? Sono domande a cui è molto difficile (se non impossibile) dare una riposta certa.
Personalmente sono giunta a questa conclusione: un amico immaginario è reale per il suo creatore il quale, finché "crede", rende tutto possibile. Come dimostrato da Budo, un amico immaginario nasce per rispondere alla muta richiesta di aiuto del suo creatore, che magari non si rende neppure conto di aver bisogno.
Quindi gli amici immaginari possono essere in tutto e per tutto considerati come degli angeli custodi, o una forza che non può essere vista, ma che esiste ed esercita la sua influenza sul mondo, perlomeno su quello di chi ha dato loro vita. Ma nel momento in cui il creatore capisce che ciò di cui necessita è già dentro di sé, allora il compito dell'amico immaginario può dirsi concluso.
In questo senso, il romanzo racconta la storia del duplice percorso di crescita di Max e Budo. Quest'ultimo all'inizio è caratterizzato dall'egoismo tipico dei bambini. Quando si è piccoli, è difficilissimo rinunciare a qualcosa di proprio in favore dell'altro, sia che si tratti di un giocattolo, sia che si tratti di qualcosa di più importante.
Ma quando Max viene rapito, Budo capisce di essere l'unica speranza di salvezza per il suo amico umano, anche se questo significa sacrificare la propria stessa esistenza. Per carità, non arriva a questa decisione da solo. Fondamentale è l'esempio di altri amici immaginari che incontrerà lungo il suo percorso, come Oswald e Teeny.
Ciò che conta però è che Budo, con la sua scelta, consente di fatto a Max di crescere, facendogli capire che, come dicevo prima, la forza e il coraggio di cui il bambino aveva bisogno per affrontare il mondo che lo circondava erano sempre stati dentro di lui. Gli serviva solo l'occasione giusta per capirlo.
Una menzione d'onore va fatta anche al finale. L'autore non dà una riposta definitiva alle numerose domande che Budo, e quindi anche il lettore, si sono posti. Offre anzi a chi legge la possibilità di immaginare la conclusione che preferisce. Qui di seguito vi riporto la mia, ma dato che CONTIENE SPOILER, vi suggerisco di leggerla solo dopo aver concluso il romanzo.
Secondo me, le interpretazioni possibili sono due: nella prima, Budo è effettivamente "morto", ma a differenza di quello che temeva, non ha semplicemente cessato di esistere. Ha raggiuto Dee, che poco prima di andarsene gli aveva detto di non aver paura, e molto probabilmente anche tutti gli altri amici che ha conosciuto nel corso della sua vita.
La seconda interpretazione, che preferisco perchè adoro questo genere di cose, è questa: Budo non è morto, ma è diventato l'amico immaginario di Dee, che a sua volta è sopravvissuta. E avendo bisogno di qualcuno su cui contare dopo la terribile esperienza vissuta, ha chiamato a sè Budo proprio perchè, quando sembrava che stesse per morire, Dee è stata in grado di "vederlo", e i loro mondi per un attimo si sono toccati.
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