Editore: Fazi Editore
Anno di pubblicazione: 2007
Mia Edizione: I edizione 2007
Genere: autobiografia
Pagine: 247
Formato: brossura con alette
Valutazione: 4/5
Indice
Trama (dal libro)
Subito dopo la sua nascita nel 1923, Paula viene abbandonata dal padre, uno sceneggiatore di Hollywood con il debole per l'alcol, e dalla madre, starlette cubana glamorous e anaffettiva. Soccorsa dalla nonna, la bambina passa di mano in mano e di città in città: da New York a Cuba, dal convitto di Montreal a una squallida stanza ammobiliata a San Francisco. Sopravvissuta al lato più oscuro di Hollywood, tra fugaci apparizioni di attori famosi - Buster Keaton, John Wayne, Harpo Marx - e i luccichii di un mondo in dissolvenza, cullata dalla gentilezza degli sconosciuti, educata alla vita da zio Elwood, un severo pastore protestante, si sposerà a diciassette anni con un marinaio aspirante attore da cui avrà una figlia che darà a sua volta in adozione. L'indimenticabile romanzo autobiografico di Paula Fox si chiude con l'incontro, avvenuto a distanza di decenni, prima con la figlia perduta, e poi con l'anziana madre moribonda. "Il vestito della festa" è il ritratto composto di un'infanzia alla deriva, la delicata testimonianza di quanto - quanto poco, in fondo - ha bisogno un bambino per sopravvivere.
Chi è Paula Fox?
Paula Fox nacque a New York il 22 aprile 1923. E' stata una scrittrice statunitense, autrice di numerosi romanzi per adulti e ragazzi e di due libri di memorie. Nel 1974, grazie a "The Slave Dancer" vinse la Medaglia Newbery. Quattro anni dopo vinse il premio Hans Christian Andersen. Infine, nel 2008 le fu conferito il premio Deutscher Jugendliteraturpreis. E' la nonna biologia di Courtney Love, la vedova di Kurt Cobain. Si è spenta a Brooklyn il 01 marzo 2017, all'età di 93 anni.
Recensione
"Il vestito della festa" è uno dei due memoriali con cui Paula Fox racconta la sua vita. Per questo, la struttura del libro è molto simile a quella di un diario personale. Eppure, presenta alcune fondamentali differenze rispetto a questo genere.
Normalmente, chi scrive un diario segue una rigida cronologia temporale. Quest'ultima è rappresentata dalle date che, di solito, accompagnano i vari paragrafi. E gli eventi sono raccontati in modo abbastanza preciso, soprattutto se si tratta di annotazioni giornaliere.
Ne "Il vestito della festa", invece, non c'è niente di tutto questo. Riflettendoci, si può quasi paragonare questo libro a un taccuino per gli appunti, in cui l'autrice annota i ricordi mano a mano che le vengono in mente, senza un'apparente ordine. Qui non sono le date che segnano lo scorrere del tempo, ma i vari luoghi in cui l'autrice ha vissuto, e che rappresentano i capitoli in cui è suddiviso il libro.
Non vi nascondo che più di qualche volta ho fatto fatica a seguire il filo del discorso. Capita, per esempio, che da un aneddoto su un insegnante, l'autrice passi a raccontare di questo o quell'amico, o dei suoi famigliari. In alcuni punti, più che rivolgersi ai lettori, sembra quasi parlare tra sé e sé.
Altra cosa che subito si nota è il distacco con cui l'autrice affronta il suo passato. Il rifiuto della madre al momento della nascita è una ferita mai rimarginata per lei. La linea guida di di una vita complicata, fatta di abbandoni, instabilità e mancanza di punti di riferimento.
Leggendo questo pagine si percepisce chiaramente il senso di perdita, legato ad un insicurezza generale sulle proprie sorti. Il tutto è reso perfettamente da uno stile narrativo essenziale, diretto e privo di fronzoli, con descrizioni ridotte all'osso.
Una scrittura che scalfisce appena la superficie di ciò che viene raccontato, in cui non trovano posto l'introspezione e le emozioni, se non che in qualche raro momento.
La Fox, per tutta la sua giovinezza, viene letteralmente sballottata di qua e di là come un pacco postale smarrito. Da New York a Cuba, per poi tornare in Florida e spostarsi nel New Hampshire, fino al Canada, affidata alle cure ora di un parente, ora di amici dei genitori.
Incapace di mettere radici, per l'autrice diventa praticamente impossibile stringere legami seri con qualcuno, anche con chi cerca di agire per il suo bene.
Per la prima volta ebbi una fugace visione della mia vita. Che voragine! Mi ricordavo qualche momento bello, ma aveva ben poco peso rispetto a quelli brutti. Che tristezza, che fatica tremenda, e soltanto per restare a galla!
Purtroppo, proprio a causa di questo stile particolare, il racconto non è riuscito a coinvolgermi completamente. Certo, l'autrice non vuole stupire chi legge, ma semplicemente riannodare i fili dell'infanzia perduta.
Non ha bisogno, in questo senso, di enfatizzare la sua storia. Ma questo fatalismo, che caratterizza la narrazione, non mi ha permesso di empatizzare del tutto durante la lettura.
Nonostante ciò, questo libro mostra tutta la resilienza e la forza interiore che caratterizzano Paula Fox.
"Il vestito della festa" è un romanzo lento e poetico, che lancia un messaggio molto chiaro che merita di essere colto e capito: la vita va e viene, indipendentemente dai nostri desideri. L'unica cosa che possiamo fare è cavalcare l'onda, e trarre il meglio possibile da ciò che ci viene offerto.
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