Autore: Guido Vitiello
Editore: Einaudi
Anno di pubblicazione: 2021
Mia Edizione: 1° edizione 2021
Genere: saggio
Valutazione: 2/5
Chi è Guido Vitiello? (Dalla quarta di copertina)
Guido Vitiello è nato a Napoli, ma vive e lavora a Roma. Scrive per «Il Foglio», curando la rubrica Il Bi e il Ba, e per «Internazionale», dove dal 2016 è titolare della rubrica delle lettere Il bibliopatologo risponde, dedicata alle perversioni culturali. Ha collaborato per anni con il «Corriere della Sera» («la Lettura») e «Il Sole 24 Ore» («IL Magazine»). Insegna Teorie del cinema e dell'audiovisivo alla Sapienza di Roma. Il suo ultimo libro è Una visita al Bates Motel (Adelphi 2019).
Trama (dalla quarta di copertina)
Come nelle migliori famiglie, anche in quella degli amanti dei libri non manca qualche zio matto, il cui ritratto è tenuto prudentemente in soffitta: il collezionista pluriomicida, il cleptomane impenitente, quello che si mangia la carta. Ma non è di loro che parla questo libro. Piú che ai lettori psicotici, si dedica ai turbamenti del lettore nevrotico, che poi altri non è che il lettore comune. C’è chi è colto dall’angoscia se deve prestare un libro; chi si obbliga, mentre legge, a non sbadigliare; c’è il lettore poliamoroso che legge piú libri contemporaneamente o, al contrario, il monogamo seriale che non tocca un romanzo prima di averne finito un altro; chi si vergogna a dire di non aver letto un classico e perciò l’ha sempre, per definizione, «riletto» e chi annota i libri seguendo un proprio cifrario idiosincratico… Se è vero che la lettura è un «vizio impunito» che ci porta a considerare normali dei comportamenti che in qualunque altro ambito apparirebbero perversi – pensiamo al gesto di annusare voluttuosamente la carta -, allora non dobbiamo stupirci di fronte alle mille stramberie del lettore comune, che, visto da vicino, ci apparirà molto meno comune di quanto sembra. Un campionario brillante, colto e divertente delle abitudini che circondano l’uso dei libri e dei meccanismi profondi che regolano i piaceri e i dispiaceri della lettura.
Recensione
Mi dispiace dirlo, ma questo è uno di quei libri (pochi, per fortuna), che proprio non sono riuscita a finire. Ma andiamo con ordine: si tratta di un saggio che si propone di analizzare, come dice il sottotitolo "tic, manie e stravanganze di chi ama i libri".
Ho deciso di leggerlo dopo averne visto una copia in libreria. Mi aspettavo di trovare un libro divertente e scanzonato, ma che mi avrebbe comunque permesso di scoprire qualcosa di più su di me come lettrice, e in generale sul mondo libresco. Credevo, in effetti, che sarebbe stato in grado di mettere a nudo le caratteristiche, e le piccole ossesioni, che rendono i lettori delle persone così speciali.
Purtroppo però, sono rimasta delusa, fondamentalmente per due ragioni: la prima è legata alla seria difficoltà che ho incontrato nel capire dove l'autore volesse andare a parare. Vitiello ha svolto un eccellente lavoro di ricerca, su questo non ci piove. Nel testo sono infatti citati numerosissimi autori: Freud, Woolf, Stachey, Proust, Manzoni, e via dicendo. Ma è proprio questo il problema.
La mia impressione è che lo scrittore "parli" per citazioni, non so se mi spiego. In pochissimi momenti Vitiello offre un'analisi personale dell'argomento che sta trattanto. Praticamente, per 3/4 della sua lunghezza, il libro raccoglie sprazzi di brani o riferimenti ad altre opere. Dal mio punto di vista, questa scelta narrativa confonde tantissimo. Viene praticamente dato per scontato che il lettore conosca già ciò di cui si sta parlando, senza pensare che non tutti hanno avuto modo di studiare gli scrittori e i testi richiamati.
La seconda ragione per cui questo libro mi ha delusa è una diretta conseguenza della precedente. Dato che non è sempre chiaro dove l'autore voglia arrivare, perdevo continuamente il filo del discorso.
E quando finalmente mi sembrava di aver capito cosa volesse dire, ecco che passava a qualcosa di completamente diverso.
In questo senso, il libro mi è sembrato fin troppo "astratto". Mi aspettavo un approccio più pratico, considerando anche che il tema oggetto del libro è perfettamente funzionale allo scopo. Invece non è stato così. Per carità, l'autore ogni tanto inserisce anche delle proprie considerazioni, o racconta episodi specifici che lo riguardano. Ma in questo tumulto di citazioni, spesso passa tutto in secondo piano.
Ci tengo a specificare che non è un libro completamente malvagio. Le premesse erano interessanti. In ogni capitolo l'autore propone una spiegazione scientifico-psicologica di quelle che sono le piccole ossessioni di un lettore "nevrotico", come lo chiama lui: la percezione del libro come oggetto sacro (che per questo deve essere lasciato intonso), la ritrosia che si prova all'idea di gettarlo, la necessità di possederne più copie.
Coincidenza vuole che, in uno dei pochi passaggi comprensibili, Vitiello parli proprio del masochismo che induce il lettore nevrotico a proseguire una lettura che non gli piace:
Secondo, non mollare. Alcuni lettori nevrotici non sanno liberarsi di questo comandamento, e se lasciano un libro a metà sono divorati dai sensi di colpa. Verso l'autore, verso sè stessi, ma sopratutto verso il grande feticcio.
Dopo aver letto questa frase, ho dato un nome alla sensazione che provavo: questo libro semplicemente non faceva per me. Non è scattata la scintilla. E subito dopo aver deciso di abbandonarlo, mi sono sentita bene. Segno evidente che la mia è stata la scelta giusta.
Sono davvero curiosa di sapere cosa ne pensate voi. Mi rendo conto che la mia recensione non è molto lusinghiera, ma magari avete deciso lo stesso di provare a leggerlo, e vi è piaciuto. Oppure, chissà, pure voi la pensate come me. Fatemelo sapere commentando questo post, o direttamente sulla mia pagina FB.
Grazie a tutti per l'attenzione!
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