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Immagine del redattoreElena Barocelli

E' successo anche a me


Copertina

Editore: Giunti

Anno di pubblicazione: 2020

Mia Edizione: I edizione ottobre 2020

Genere: narrativa contemporanea

Pagine: 156

Formato: brossura con alette

Valutazione: 4,5/5


Indice


Trama

Un padre e una figlia di 16 anni che, dopo una delusione d'amore, ha detto di voler farla finita. Una ragazza come tante, con le sue Buffalo nere, le cuffie tra i riccioli e una profonda adorazione per il suo papà. Un giorno lui, per correre da lei, si rompe una rotula e, alla fine, è lei a dover soccorrere lui. Qui, in un anonimo Pronto Soccorso, il padre inizia a raccontarle del suo amore giovanile per un'insegnante che lo aveva rifiutato. A nulla erano serviti lettere di fuoco e consigli degli amici. Padre e figlia sono uguali e come tali più vicini. La storia d'amore paterna si era persa nel nulla quando, giovane artista lui, signora di mezza età lei, si erano incontrati di nuovo e lui non l'aveva neanche riconosciuta. È così che accade. La vita a volte si gira da un'altra parte e non si riconosce più negli amori mancati.


Chi è Giuseppe Culicchia?

Giuseppe Culicchia è nato e vive a Torino. Ha esordito nel 1990 con cinque racconti pubblicati da Pier Vittorio Tondelli nell'antologia "Papergang - Under 25 III". Dal suo primo romanzo, "Tutti giù per terra" (1994), tradotto in una decina di lingue, è stato tratto l'omonimo film di Davide Ferrario con Valerio Mastandrea. Tra le sue opere [si ricordano] "Il paese delle meraviglie" (2004), "Torino è casa mia" (2005), "Brucia la città" (2009), "Mi sono perso in un luogo comune" (2016), "Il cuore e la tenebra" (2019). Ha tradotto tra gli altri Mark Twain, Francis Scott Fitzgerald e Bret Easton Ellis. Collabora con il quotidiano "La Stampa" ed è consulente da molti anni del Salone del libro di Torino.




Recensione

La storia

"E' successo anche a me" è la storia della confessione di Ivan Raider, padre di Mara, un'adolescente che dopo aver minacciato il suicidio a causa di una delusione amorosa, finisce per soccorre lei stessa il genitore.


Grazie a questo ribaltamento di ruoli, Ivan apre il suo cuore alla giovane figlia attraverso un monologo che ci condurrà dritti nel cuore degli anni '80, aprendo altresì la via all'incontro metaforico tra due generazioni così vicine, eppure così lontane.


Seguiremo quindi passo passo le orme del giovane Ivan, innamorato perso della sua insegnante, in un viaggio sul viale dei ricordi che permetterà a Mara, ma anche un po' a sè stesso, di (ri)scoprire un lato nascosto del suo vissuto e di riavvicinarsi alla figlia.


Giuseppe Culicchia cavalca infatti il tema dell'eterno conflitto tra genitori e figli adolescenti, dando vita a un romanzo in grado di raggiungere il cuore di tutti. E' molto facile da lettori identificarsi tanto in Mara, tradita da chi diceva di amarla al punto da credere di aver perso il gusto per la vita, quanto in Ivan, padre di mezza età che vede rispecchiato nella figlia il sè stesso della adolescenza.


Certo, l'espediente letterario della confessione genitoriale è un classico della letteratura, già usato in passato per esempio da Margaret Mazzantini, con il suo "Non ti muovere". L'autore riesce però a mantenere comunque una certa originalità grazie ad una storia si di fantasia, ma al tempo stesso assolutamente attuale, che si propone come un'ottimo punto di partenza per un riflessione più generale.


Infatti, pur essendo un romanzo tutto sommato semplice (addirittura troppo in certi punti), "E' successo anche me" è ricco di pensieri profondi e di considerazioni assolutamente valide, che si possono riassumere in una realtà fondamentale: tutti una volta nella vita siamo stati giovani, e i sentimenti provati allora non valgono meno solo perchè si è cresciuti, anzi. Meritano forse ancora più ascolto.


In questo senso Giuseppe Culicchia invita i genitori a guidare i propri figli lungo un percorso tortuoso come quello dell'adolescenza, offrendo la loro esperienza senza prevaricare nè minimizzare le emozioni, ma con dolcezza e sensibilità; e invita i figli ad accettare o addirittura invocare l'aiuto dei genitori, soprattutto quando sembra che ogni luce intorno a sè si sia spenta per non riaccendersi più.


[…] anch’io so cosa vuol dire sentirsi soli, credimi. E so che cosa significhi pensare seriamente di porre fine alla propria vita a diciott’anni. So che non si tratta di una stupidaggine, ma di una cosa molto seria. E chiunque pensi il contrario solo perché è adulto e crede che il dolore di un o di una diciottenne valga meno rispetto a quello di una persona matura deve essersi dimenticato l’intensità con cui si vivono certe cose quando si è giovani.

I personaggi

Ivan

Ivan è l'indiscusso protagonista di questa storia. O meglio, lo è l'Ivan di diciotto anni, cresciuto in piccolo paese della provincia di Torino, che si prende una bella cotta per la sua insegnante.

E' proprio qui che si coglie in pieno l'abilità descrittiva dell'autore. Culicchia riesce infatti a costruire e a proporci un personaggio perfettamente credibile e verosimile, immaginario eppure realistico, con cui è facile identificarsi.


E' la sua viva voce che ci guida attraverso un'epoca guardata oggi con dolce nostalgia da chi l'ha vissuta; un periodo in cui non esistevano social, in cui si telefonava ancora dalle cabine pubbliche, ma che nell'immaginario collettivo è vista come più felice.


Ivan diventa quindi l'emblema dei genitori di oggi, che di fronte alle difficoltà e alle sfide che i figli e la vita presentano loro capiscono finalmente come si dovevano sentire al tempo i loro padri e le loro madri.


Di nuovo, possiamo cogliere tutta la bravura dell'autore: quando si trattano questo tipo di temi, il rischio che si corre è quello di finire sempre nelle solite rimasticazioni retoriche, condite da frasi classiche come "ai miei tempi era meglio".


Ivan si eleva al di sopra di tutto questo, cercando invece al contrario di dimostrare come, nonostante gli anni passino, le cose in realtà si ripetono. Non ci troviamo perciò di fronte ad un eroe di romanzi fantastici che con un colpo di spugna cancella tutti i problemi e salva il mondo.


La sua figura è funzionale allo scopo che l'autore si propone con questo romanzo: una persona semplice, che affronta i problemi quotidiani nell'unico modo che conosce, e cioè al meglio delle sue possibilità; lasciando però emergere tutta la saggezza, la maturità e la consapevolezza acquisita con l'avanzare dell'età. Un personaggio che nella sua normalità è perfettamente integrato nel contesto che lo circonda, ma capace comunque di risaltare sulla pagina acquisendo un certo spessore.


Mara

Nonostante sia lei la ragione per cui il Ivan racconta la sua storia, Mara assume in tutto e per tutto le vesti di una spalla. A differenza del padre, infatti, la ragazza non parla mai in prima persona, e i suoi interventi sono rappresentati da brevi intermezzi scritti con un font diverso.


Sono fermamente convinta che sia un buon punto di riferimento per i lettori più giovani. Tuttavia, non vi nascondo che avrei preferito per lei un caratterizzazione più approfondita, sopratutto data la sua posizione nel romanzo. Mara era assolutamente intenzionata a togliersi la vita; e il tema del suicidio in età adolescenziale è ancora oggi particolarmente sentito, considerando che solo nel 2021 si sono registrati quasi 4000 mila casi in Italia*.


Per quanto quindi sia relativamente facile identificarsi in lei, sarebbe stato decisamente meglio se l'autore le avesse dato maggiore spazio all'interno del romanzo.


Ermanno

A cavallo tra Mara e Ivan c'è Ermanno, il migliore amico di Ivan nonchè suo scudiero nella battaglia per la conquista del cuore dell'amata. Ermanno è una figura veramente particolare, che compare solo nei ricordi di Ivan, ma che aggiunge un tocco di di comicità alla narrazione, evitando che questa si appesantisca troppo.


E' il classico spericolato incurante delle regole. Non ha paura di niente e di nessuno, non rispetta l'autorità e sa anche essere violento. Tuttavia, la sua personalità esuberante è un vero toccasana per il suo amico, che non può confidare a nessuno ciò che gli sta succedendo.


Per quanto quindi la sua figura non ricopra un ruolo propriamente centrale come quello di Ivan, comunque appare anche lui perfettamente caratterizzato e integrato all'interno del racconto. Per questo ci sono rimasta male quando, di punto in bianco, sparisce dalla scena.


E' chiaro, infatti, che nella vita di Ivan, Ermanno non ci sia più. Ma non si sa che fine abbia fatto. Secondo me l'autore avrebbe potuto spendere qualche parola in più, cosa che secondo me avrebbe dato un maggiore senso di completezza al racconto.


Stile di scrittura

Come vi accennavo prima, Culicchia predilige innanzitutto la narrazione in prima persona. Una scelta questa che personalmente apprezzo sempre, e a maggior ragione in questo romanzo.


L'autore si rivolge infatti ai suoi lettori con un linguaggio fresco, diretto, liscio come l'olio, senza eccessi, e perfettamente equilibrato, garantendo un livello di coinvolgimento e di immedesimazione altissimo.


Il registro linguistico è quello tipico di una chiacchierata, quindi decisamente medio basso, adatto a tutti. Uno stile colloquiale che si adatta perfettamente alla struttura del romanzo stesso, dando quindi l'impressione che Ivan stia davvero parlando con Mara, e rendendo noi lettori delle persone curiose che origliano da lontano, lì in quel Pronto Soccorso.


La lettura scorre poi molto veloce e senza intoppi, rendendo questo libro molto piacevole nonchè l'ideale per chi ama i racconti un po' malinconici, ma non ha molta voglia di piangere. Non ci sono infatti scene scabrose o sconvolgenti, jump scare o momenti di particolare tensione.


"E' successo anche a me" si conferma perciò essere una storia che racconta un periodo di vita vissuta, con cui è facile immedesimarsi perchè potrebbe essere quella di ciascuno di noi. Un romanzo a tutto tondo, che merita di essere letto tanto dagli adulti, quanto dai più giovani.


Fonti

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