Editore: Salani Editore
Anno di pubblicazione: 1995
Mia edizione: ottobre 2005, collana "La biblioteca di Topolino"
Genere: young adult
Pagine: 164
Formato: brossura
Valutazione: 5/5
Indice
Chi è Anne Fine? (dalla quarta di copertina)
Anne Fine è tra le più famose scrittrici inglesi. Ha alle spalle una lunga esperienza di insegnamento e ha cominciato a scrivere quasi per caso, grazie alla pubblicità di un premio letterario sul Guardian. Da allora ha pubblicato numerosi romanzi per ragazzi e per adulti, ottenendo i maggiori riconoscimenti dalla critica e dal pubblico. Con "Bambini di farina" ha vinto il Carnegie Medal e il Whitbread Children's Novel Award come migliore libro dell'anno. Di Anne Fine Salani ha pubblicato "Qualcosa in comune", "Un padre a ore (Mrs Doubtfire)", "Il serraglio di pietra", "Brutto gattaccio", "Magia interrotta", "Non c'è campo" e "Più si è meglio è".
Trama (dal web)*
In una classe di studenti irrecuperabili, i ragazzi vengono coinvolti in una sorta di esperimento scientifico che consiste nel ricevere un sacco di farina da tre chili – il peso di un bambino neonato – e accudirlo per tre settimane, stando attenti che non corra pericoli, non si sporchi, non perda peso e non venga rosicchiato dal cane. Il lavoro di babysitter è pesante e le insidie sono molteplici: in uno spogliatoio maschile di un campo da calcio, per esempio, la speranza di vita di un bambino di farina si misura in minuti...
Recensione
"Bambini di farina" è un breve quanto significativo romanzo di Anne Fine, nota scrittrice inglese. Per me è stata un rivelazione. Finora non avevo mai letto nulla di suo. E quindi il libro è stato una piacevolissima scoperta.
Infatti, nonostante il racconto sia pensato per i più giovani, può essere apprezzato tranquillamente anche dagli adulti. Il tema centrale del libro è il complicato (e spesso conflittuale) rapporto genitori-figli.
L'autrice ne parla attraverso Simon, il protagonista.
Quest'ultimo sperimenterà una serie di emozioni e situazioni nuove che lo cambieranno, segnando di fatto il passaggio dall'infanzia verso l'età adulta.
Analisi
Per definzione, l'adolescenza è un periodo di transizione. Non si è più bambini, ma nemmeno degli adulti veri e propri. Questo porta spesso a incompresioni e malumori, che non sempre vengono capiti. Simon è, all'apparenza, il classico ragazzo discolo. Non studia, non si impegna, combina sempre guai.
In realtà, nasconde un mondo interiore molto ricco. Che a poco a poco emergerà, grazie alla sua bambina di farina. Infatti, dovendo ricoprire da un giorno all'altro il ruolo di genitore, il protagonista indaga a fondo sul suo passato.
In particolare, confronta la sua attuale posizione con la figura del padre, che lo ha abbandonato quando aveva poche settimane. Simon si rende conto di essersi sempre sentito in colpa per questo. Ma a poco a poco, impara quanto sia difficile essere genitori. E di quanto lui stesso sia stato fortunato a doverlo fare per così poco tempo.
Scopre che le mamme, i papà, e gli adulti in generale, non sono infallibili. E che la loro vita può essere complicata, tanto quanto quella di un ragazzo come lui. Sopratutto se ci si trova ad affrontare delle responsabilità per cui non ci si sente pronti.
Non solo: capisce che non ha bisogno di suo padre per essere felice. Ha una madre premurosa che lo ama, e tante persone intorno a lui che gli vogliono bene.
Nel momento in cui decide di separarsi dalla sua bambina di farina, Simon fa un enorme passo avanti nella crescita. Superando l'egoismo tipico dei bambini, riesce a immedesimarsi negli adulti che lo circondano. Adulti che gli permettono tutti i giorni di godere una vita piena, e che meritano rispetto e comprensione.
Avevano imparato un sacco di cose da questo esperimento sulla Fiera della Scienza, per esempio. [...] Avevano imparato cosa significava il tedio della responsabilità, la sua fatica senza fine, e quali sensazioni suscitava in loro. [...] E ognuno di loro adesso sapeva che, anche se era abbastanza grande per generare un bambino, non lo era ancora per essere padre.
Informazioni stilistiche
L'abilità dell'autrice sta nella sua capacità di lanciare un messaggio così importante, in modo chiaro e diretto. Utilizza, infatti, un linguaggio schietto e semplice, coerente rispetto al pubblico cui si rivolge. Una sottile aura di ironia, comicità e irriverenza accompagna il lettore dalla prima all'ultima pagina.
Superba è la costruzione della personalità Simon, sopratutto del lato psicologico. E' un personaggio in cui è facile rispeccharsi e immedesimarsi. E che ha tante cose da insegnare.
Dato che si tratta di un libro per ragazzi, non ci sono scene violente o spinte. Considerando i temi trattati, mi sento di consigliare la lettura introrno ai dodici - tredici anni di età. Lo stesso Simon, ad esempio, ha quattordici anni, e frequenta la prima superiore.
Commento personale
Il mio pensiero spassionato riguardo a questo libro è che dovrebbe essere inserito nei programmi delle scuole. O almeno, l'esperimento dei bambini di farina. Si tratta, per me, di un'ottima occasione per i giovani di imparare qualcosa di nuovo, su sè stessi e sugli altri. Cosa fondamentale per diventare degli adulti responsabili e soddisfatti.
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