Buongiorno, amici lettori!
Oggi vorrei parlavi di un tema di cui ho scoperto l'esistenza quasi per caso, ma con il quale mi sento completamente in sintonia. Si tratta del concetto di antibiblioteca, termine coniato da Umberto Eco e analizzato da Nassim Nicholas Taleb nel suo saggio "Il cigno nero".
[…] I libri non letti sono molto più preziosi di quelli letti. Una biblioteca dovrebbe contenere tutti i libri su argomenti sconosciuti che i nostri mezzi finanziari, le rate del mutuo e le difficoltà del mercato immobiliare ci consentono di acquistare. Via via che avanziamo nell’età accumuliamo più conoscenze e più libri, e i libri non letti che ci guardano minacciosi dagli scaffali sono sempre più numerosi. Anzi, più si conosce e più si allungano gli scaffali dei libri non letti. Chiamiamo l’insieme di tali libri «antibiblioteca».

Nonostante l'accezione negativa che solitamente attribuiamo al prefisso "anti", il termine antibiblioteca non indica assolutamente qualcosa di brutto. Anzi, è un potente strumento di riflessione sul tema della conoscenza e del suo rapporto con l'ignoranza.
Come sapete, i libri sono forse la più antica fonte di informazioni esistente sulla faccia della Terra, seconda solo ai racconti orali precedenti l'era della stampa. Badate bene, non mi sto riferendo solo ai manuali scolastici. Anche un libro di narrativa, addirittura un libro per bambini, assolve a questa funzione.
In quest'ottica l'atto in sè di leggere un libro fa si che quel flusso di informazioni contenute nel volume in questione si trasferisca dentro di noi, in modo più o meno consapevole e a prescindere dal fatto che l'opera ci sia piaciuta o meno.
Questo porta la maggior parte di noi a ritenere che un libro "valga" solo nella misura in cui viene letto. Il concetto di antibiblioteca al contrario si basa su una filosofia di pensiero completamente diversa.
Il valore del non letto
Anche i libri non letti, infatti, acquisterebbero significato, proprio perchè rappresentano le potenzialità di espansione del nostro sapere. Un concetto veramente rivoluzionario, secondo me.
Pensateci un attimo: siete appena entrati in una libreria, o ancora meglio in una biblioteca, e siete circondati da scaffali colmi di libri. Ovunque posiate lo sguardo, avrete davanti ai vostri occhi dei piccoli scrigni di carta e inchiostro che racchiudono segreti che aspettano solo di essere svelati. Tuttavia, siete anche perfettamente consapevoli del fatto che difficilmente riuscirete a leggere tutti quei libri. Di conseguenza, buona parte di quella conoscenza resterà per voi nascosta.
Ampliate poi questo ragionamento espandendolo a tutti i libri che sono stati scritti dall'antichità a oggi, e quelli che ancora devono essere anche solo pensati dai loro autori, e avrete afferrato il concetto di antibiblioteca.
Secondo Eco, infatti, circondarci di libri non letti ci renderebbe consapevoli della nostra ignoranza e come tali ben disposti ad imparare sempre qualcosa di nuovo, senza stancarci mai, in un costante e continuo processo di apprendimento, che è esattamente ciò che ci spinge a essere persone migliori e a non cadere nell'autocompiacimento.
Non solo: l'antibiblioteca ci permette anche di restare intellettualmente umili. Se in passato possedere e quindi leggere tanti libri era segno di erudizione (specialmente in epoche in cui questi oggetti non erano alla portata di tutti), l'antibiblioteca ci insegna al contrario che essere saggi significa, parafrasando Socrate, "sapere di non sapere". Accettando questa nostra condizione, cominceremo a guardare ai libri non letti non più come macigni del nostro senso di colpa, bensì come a delle opportunità non ancora esplorate.
Antibiblioteca e Tsundoku

Approfondendo il tema dell'antibiblioteca appare poi evidente la connessione con il concetto di Tsundoku, ovvero la "tendenza ad accumulare libri senza leggerli" nella famigerate "pile della vergogna".
Tanto l'uno quanto l'altra ci insegnano che circondarci di libri non letti non è sbagliato, anzi. Come diceva Gotthold Ephraim Lessing "l'attesa del piacere è essa stessa il piacere". Nel nostro caso specifico, il solo fatto di poter potenzialmente accedere a tutta quella conoscenza letteralmente a portata di mano è già di per sè fonte di gioia, proprio perchè essere circondati da tante opportunità di scelta ci fa provare un senso di libertà che solo chi ama i libri può sperimentare.
Certo, per potersi definire di antibiblioteca o Tsundoku non deve trattarsi di un accumulo sconsiderato, senza alcun criterio. I libri che scegliamo devono avere un significato per noi, vuoi perchè trattano di un argomento che ci interessa, vuoi perchè sono stati scritti dal nostro autore preferito. Ciò implica però che potenzialmente non ci sono limiti ai libri che possiamo scegliere, perchè ognuno di noi è unico, e ciò che per altri non ha valore, per noi potrebbe averne tantissimo. Ognuno di noi deve quindi guardare dentro di sè, capire cosa lo stimola e lo affascina di più, e agire di conseguenza.
Perciò, gambe in spalla amici, e cominciamo subito a costruire la nostra antibiblioteca personale!
Fonti
Citazione tratta dal saggio "Il cigno nero" di Nassim Nicholas Taleb
Pila della vergona: https://www.booktobook.it/libri-del-momento/perche-leggere-fa-bene/
Comments